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The Good Place incontra Il figlio del cimitero
Ho acquistato la mia copia di "Lincoln nel Bardo" nell'incredibilmente lontano 2019, per poi abbandonarla in libreria fino a quest'anno, per la precisione quando ho trovato il titolo incluso nella lista dei 100 classici di nuova generazione. Il mio interesse verso il libro si è quindi riacceso, pur avendo le idee decisamente poco chiare sul contenuto dello stesso; idee che la scarna sinossi e la mancanza di qualsivoglia introduzione non mi hanno aiutano di certo a riordinare. Ma tranquilli: se questo titolo vi stuzzica, posso farvi io da guida!
Il volume si basa su un evento storico reale, ossia la morte prematura di William Wallace "Willie" Lincoln, terzogenito del sedicesimo Presidente degli Stati Uniti; Saunders si concentra in particolare sul momento in cui il buon Abraham si recò nel cimitero per dare un ultimo abbraccio al corpo del figlio, e sull'aneddoto intesse una trama fantastica. In questo romanzo le anime dei defunti rimangono inizialmente ancorate alla loro tomba, prima di poter andare oltre; Willie però non vuole lasciare il padre e questo porterà l'uomo ed alcuni degli altri fantasmi che popolano il cimitero a lavorare di concerto per impedire che rimanga bloccato lì.
Il principale e più evidente pregio del volume riguarda la sua peculiare struttura narrativa; tanto peculiare da avermi fatto desiderare appunto un qualche tipo di preparazione alla lettura. Le vicende storiche sono riportate attraverso un grande assortimento di citazioni da fonti reali e fittizie, che tentano di fornire un quadro degli eventi partendo da tante prospettive diverse. Per contro, la parte sovrannaturale del libro si avvicina molto ad un ibrido tra un testo teatrale -dal momento che ogni battuta è seguita dal nome dello spirito che la pronuncia- ed una testimonianza fornita in retrospettiva, perché i personaggi adottano quasi sempre il tempo passato per descrivere le azioni proprie e degli altri.
L'originalità è un fattore che apprezzo sempre, quindi non potevo che promuovere questa prosa bislacca. Mi hanno convinto anche la commistione tra Storia ed elementi fantastici ed il tono spesso umoristico con cui si trattano argomenti decisamente cupi, senza dare però una sensazione di frivolezza. Inoltre, pur non essendo un elemento centrale, la caratterizzazione dei fantasmi principali è ben fatta: risultano molto divertenti, ma al contempo trasmettono anche delle emozioni più profonde.
Questo è in gran parte merito delle tematiche che il libro tratta, in particolare l'elaborazione del lutto ed il razzismo, affrontato con un sguardo molto critico al passato (ed al presente) degli Stati Uniti. La perdita di una persona cara ed il significato della morte stessa sono comunque i temi centrali, analizzati dai punti di vista di spettri che hanno indoli e storie molto diverse, e questo fornisce un caleidoscopio di prospettive da scoprire.
Sull'altro piatto della bilancia colloco la poco sostanziosa trama ed il concetto stesso di Bardo: vista la premessa, mi sarei aspettata di vedere Abraham Lincoln viaggiare in una dimensione altra (magari eterea e nebbiosa) per un ultimo confronto con il figlio; diventa chiaro abbastanza presto che il Lincoln nel titolo è invece Willie, bloccato nel Bardo che nient'altro è se non la condizione di fantasma. Rimango convinta poi che l'edizione beneficerebbe di un'introduzione, ma penso sia comunque da elogiare il lavoro di traduzione che è riuscito a mantenere le tante peculiarità del testo originale, in cui parecchi personaggi si esprimono in modo aulico, o per contro estremamente rozzo.