Dettagli Recensione
Angosciante
“Non lasciarmi” rappresenta il mio secondo approccio serio a Kazuo Ishiguro (“Crooner” è un racconto troppo breve per considerarlo tale) e devo dire che, per la seconda volta sono rimasto piacevolmente colpito. Occorre specificare che questo romanzo e l’altra opera da me letta, ovvero “Quel che resta del giorno”, sono due opere molto differenti. La loro differenza principale sta nel contesto raccontato: “Quel che resta del giorno” è strettamente ancorato alla Storia del Primo Dopoguerra e al contesto di una casa signorile inglese; “Non lasciarmi” crea invece una realtà alternativa distopica, nella quale i protagonisti sono cloni, cresciuti al preciso scopo di donare organi a esseri umani “normali”: in seguito si farà infatti riferimento a essi come ai “donatori”. È proprio a questo aspetto che è legato il motivo per il quale ho più apprezzato il romanzo: Ishiguro si rivela infatti capace di utilizzare anche espedienti narrativi fantastici o fantascientifici per raccontarci una storia che ha diverse cose da dire sulla natura umana, provando a staccare l’idea che una storia con elementi narrativi di tal sorta non possa veicolare messaggi interessanti e importanti. Certo, “Non lasciarmi” non è per me un capolavoro, perché pur suscitando una fortissima inquietudine per quello che è l’ineluttabile destino di questi ragazzi (soprattutto nell’angoscioso finale) non affronta il dilemma se non in un densissimo capitolo finale, lasciandoci intendere quanto possa essere egoista e codardo l’essere umano, che per il proprio tornaconto accetta e finge di non vedere le atrocità di cui si rende colpevole, capace di voltarsi dall’altra parte e far finta che ciò non esista. Questo libro è tuttavia un esempio di ciò che dicevo prima, e rende il Nobel vinto da Ishiguro probabilmente meritato (per il verdetto definitivo attendo di leggere altro): l’autore moderno non si pone limiti di genere, ma utilizza ciò che secondo lui meglio si adatta a trattare le tematiche su cui vuole focalizzarsi, senza limiti, e le differenze tra i due romanzi che ho citato in precedenza sono emblema di questa caratteristica dell’autore: questa poliedricità scevra di pregiudizi.
Tornando a quelli che sono i fatti narrati in “Non lasciarmi”, devo dire che un altro pregio è proprio quello di saper emozionare, di suscitare inquietudine nel lettore. Per suscitare questo tipo di emozioni, infatti, non basta raccontare fatti cupi e scabrosi, ma saperli presentare al lettore in maniera corretta, caratterizzando bene il contesto e creando dei personaggi in grado di esprimerlo al meglio. Probabilmente quella di raccontare la storia per mezzo della voce in prima persona di Kathy, la protagonista, è stata la scelta migliore, perché questo ci fa entrare appieno nel contesto descritto: che tra le mura di Hailsham (una sorta di scuola) è volutamente patinato ma che va scurendosi progressivamente, man mano che la verità (seppur possa essere avvertita fin dall’inizio) ci viene rivelata. Kathy, Ruth e Tommy sono personaggi ben sfaccettati, molto diversi tra loro, rappresentanti di approcci diversi a quella che è una vita (o, come lo chiamano loro, ciclo) il cui capolinea spaventoso è il medesimo per tutti e la cui speranza di sfuggirvi non è che un’illusione. Certo, pensandoci, questo è un po’ il destino di tutti gli esseri umani, ma Ishiguro è bravo a farci capire che non si tratta proprio della stessa cosa. I cloni sono infatti costretti a donare i propri organi nel fiore della loro vita, gli viene preclusa ogni possibilità di godere delle cose belle che la vita ci offre; l’amore, la realizzazione, sono qualcosa che i cloni non hanno il tempo di godere, stroncati prematuramente da un ciclo al quale sono assegnati dalla nascita e dal quale tentano vanamente di sottrarsi anche per breve tempo, coltivando speranze che in fondo al cuore sanno essere folli, ma sono come le nostre speranze di vita eterna, di vita oltre la morte.
Il finale è davvero un brutto colpo.
“Immagino che tu abbia ragione, Kath. Tu sei davvero una brava assistente. Saresti perfetta per me se non fossi tu. […] Continuo a pensare a un fiume da qualche parte là fuori, con l'acqua che scorre velocissima. E quelle due persone nell'acqua, che cercano di tenersi strette, piú che possono, ma alla fine devono desistere. La corrente è troppo forte. Devono mollare, separarsi. E la stessa cosa per noi. E un peccato, Kath, perché ci siamo amati per tutta la vita. Ma alla fine non possiamo rimanere insieme per sempre.”
Commenti
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"Non lasciarmi", invece l'ho subito scartato per la tematica trattata.
Dell'autore, ti segnalo volentieri "Un artista del mondo fluttuante" , breve romanzo che ho assai apprezzato.