Dettagli Recensione
Top 1000 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Raccontare l'ambiguità
Ne "L’avversario", Emmanuel Carrère racconta la storia di Jean-Claude Romand, famoso criminale francese che nel 1993 uccise moglie, figli e genitori, dopo aver finto per più di dieci anni di essere un ricercatore in medicina. Non appena ne ho letto la presentazione, mi sono subito sentita fortemente incuriosita e desiderosa di leggerlo: com’è possibile che un uomo riesca a ingannare tutti quelli che lo circondano per così tanto tempo? E, soprattutto, quali misteriose ragioni lo spingono a farlo?
Il libro è scritto dal punto di vista di Carrère, che, sin dal primo momento in cui ha sentito parlare del caso, ha concepito il progetto di scrivere su di esso, seguendo l’iter giudiziario, incontrando i conoscenti di Romand e stabilendo addirittura una corrispondenza epistolare con quest’ultimo. La maggior parte delle pagine, tuttavia, è dedicata alla storia del finto medico, inserita nel resoconto del processo come se stessimo assistendo alla sua ricostruzione in tribunale. Lo stile è fedele a quello giornalistico; non cede, cioè, alla tentazione di speculare sulla vita interiore dei personaggi, ma si limita a riferire quanto essi stessi hanno dichiarato nel corso dell’inchiesta.
In generale, ho apprezzato tutte le decisioni che Carrère ha preso nel costruire il libro. La scelta di narrare contemporaneamente la storia dell’imputato e il processo non è particolarmente originale (mi ha ricordato la sceneggiatura di diversi film giudiziari), ma ci permette di immedesimarci negli spettatori presenti in aula, formulando a nostra volta ipotesi e giudizi. Quella di adottare un tono obiettivo, invece, è addirittura geniale, poiché mantiene fino alla fine l’incertezza sulla figura di Romand: era vittima di forze oscure o di banali disturbi psichici? Voleva evitare di far soffrire i suoi cari o semplicemente di confessare loro la verità? Ha trovato una via di redenzione nel Cristianesimo o sta di nuovo fingendo?
L’unico difetto, secondo me, è che, all’inizio del libro, Carrère parla di un primo progetto molto diverso da quello che ci ritroviamo tra le mani; mi sarebbe quindi interessato capire che cos’ha determinato questa svolta. Allo stesso tempo, però, mi rendo conto che troppe digressioni autobiografiche avrebbero rischiato di appesantire l’opera, nonché di distrarre dai suoi principali nuclei tematici (avevo avuto quest’impressione ne "Il Regno", dello stesso autore). Così com’è, invece, "L’avversario" risulta una lettura scorrevole e coinvolgente, che, se non dice l’ultima parola su Jean-Claude Romand, sicuramente apre le porte su un personaggio tutt’ora affascinante.
“Di norma una bugia serve a nascondere una verità, magari qualcosa di vergognoso, ma reale. La sua non nascondeva nulla. Sotto il falso dottor Romand non c’era un vero Jean-Claude Romand.”
Indicazioni utili
Commenti
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
Ordina
|
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |