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Racconto d'Islanda
Ambientato in un periodo recente presso un piccolo villaggio dei Fiordi Occidentali dell'Islanda dove l'inverno è "così lungo e il cielo così nero" che è facile lasciarsi "imprigionare dalle ombre" .
Si tratta di un romanzo corale, direi molto corale, con gli abitanti del paesino posti a rappresentare le loro passioni, le sofferenze, le aspirazioni.
Di non agevole lettura, almeno per me, ma scritto in modo così suggestivo e poetico da affascinare.
"E' un bene per noi avere il mare, perché a volte i giorni passano senza che accada un bel niente, e allora guardiamo il fiordo che diventa blu, e poi verde, e poi scuro come la fine del mondo". Poi basta alzare lo sguardo per vedere "le montagne così bianche che si confondono con i sogni" .
Non mancano però drammi e tragedie, ammantati dal dolore universale. "Chi piange a un funerale, piange nondimeno la propria morte e quella del mondo, perché tutto muore" , e "quello che è stato è stato e non si cancella, e ti cambia il paesaggio interiore" .
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