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Le storie non sono innocenti
"Ormai sa con certezza che le storie non sono innocenti, non del tutto innocenti. Forse non lo sono nemmeno le conversazioni di ogni giorno, gli inciampi ed equivoci verbali o il parlare tanto per parlare. Forse nemmeno quel che si dice nei sogni è del tutto innocente. C’è qualcosa nelle parole che, di per sé, comporta un rischio, una minaccia, e non è vero che il vento se le porta via facilmente come dicono. Non è vero. Può succedere che gli echi di certe cose dette, perfino le più banali, rimangano per molti anni come in letargo, a palpitare debolmente in un angolo della memoria, in attesa dell’opportunità di tornare al presente per puntualizzare e correggere ciò che a suo tempo non era del tutto chiaro, e spesso con un’eloquenza e una rilevanza notevoli, molto superiori a quelle che avevano in origine. Eccoli lì, basta guardarli, arrivano indossando strane vesti, al ritmo di musiche esotiche, con un’aria del tutto nuova, e il fatto è che portano notizie, grandi e sorprendenti notizie, di un passato che forse non è mai esistito." Una festa di compleanno che sarebbe meglio non venisse fatta, una famiglia ormai disunita in maniera irreversibile, una storia che ha tante versioni diverse quanti sono i punti di vista che la raccontano. In mezzo, a fare da legante, a unire i fili, raccattare i cocci, mettere insieme pezzi di puzzle che non si incastrano quasi mai, c'è lei, Aurora, moglie, nuora, cognata, per tutti fidata confidente, confortevole riparo, capiente vaso in cui versare sfoghi, frustrazioni, rabbia, malcontento. "Cosa ci sarà in Aurora che mette subito a proprio agio le persone, risvegliando in loro la voglia di confidarsi e raccontarle frammenti antologici di vita, segreti che forse il narratore non ha mai rivelato a nessuno? Eppure a lei sì. Con lei tutti si aprono, tutti le vogliono bene, tutti la ringraziano per la comprensione, per quel suo modo di ascoltare così dolce, così confortante. Forse si tratta di un dono innato e quasi miracoloso, perché chi la guarda non può fare a meno di sorridere, di rivolgersi a lei per chiederle una sciocchezza qualsiasi, come si chiama, qual è il suo segno zodiacale o il suo fiore preferito, e così ben presto tutti finiscono per raccontarle piccole gioie, obiettivi raggiunti, tentennamenti e infine grandi sventure." Perché di materiale negativo ce n'è in abbondanza in questa famiglia, una bile che inizia a formarsi quando Sonia, Andrea e Gabriel sono ancora piccoli e restano orfani di padre, il genitore buono, quello che giocava, rideva, inventava storie fantastiche. Da quel momento in poi prende in mano le redini della famiglia la madre, donna improntata ad una pragmatica concretezza, attenta all'economia, gran lavoratrice, tenace oppositrice di castelli di sabbia, voli pindarici e ogni genere di inutili fronzoli. Il lutto, le difficoltà economiche, il comportamento severo della mamma, le difficili rinunce, tutto ciò unito ai classici disagi pre e post adolescenziali, danno vita a piccole crepe che, con il passare del tempo, crescono a dismisura fino a diventare insanabili. Invidie, torti, gelosie, ripicche, incomprensioni, risentimenti, l'assortimento di problematiche è vasto, quasi infinito, tanto che ogni volta che qualcuno racconta ad Aurora, per l'ennesima volta, la stessa storia, questa si arricchisce di un nuovo particolare, genera un nuovo malanimo, aumenta un carico di rancore che il tempo, anziché mitigare, continua ad inasprire. A riaccendere questo vortice è l'idea di Gabriel di riunire la famiglia per festeggiare l'ottantesimo compleanno della madre, una trovata per lui brillante ma che trova presto l'opposizione ferrea e inamovibile delle sorelle, scatenando un giro vertiginoso di telefonate concitate, scenate infantili, urla violente, di cui deve come sempre sobbarcarsi il carico la povera Aurora. Ritornano a galla le vecchie ruggini, si riaprono ferite mai rimarginate, vengono fuori episodi finora taciuti che chiariscono meglio i malesseri famigliari. Ma ognuno continua ad avere la propria visione, a raccontare versioni in contrasto con quelle degli altri, a scaricare sugli altri la colpa dei propri insuccessi, la causa del suo malumore. Quanto riuscirà ancora a sopportare, Aurora, il ruolo che le è stato assegnato? Quanto potrà ancora reggere il gravare dei problemi degli altri mentre cerca di fare fronte ai suoi? Perché anche lei ha i suoi guai, una figlia disabile, un matrimonio alla deriva, più le piccole difficoltà che ogni giorno la vita mette davanti ad ognuno di noi. Aurora però non ha una persona che l'ascolta, non ha un confidente su cui riversare la sua bile, non ha un altro modo di superare i propri scogli se non fare affidamento su una forza che, giorno dopo giorno, si affievolisce sempre più, fino a portarla a prendere una decisione tanto drammatica quanto catartica. "Ma il fatto è che ora non ha fretta. Miracolosamente, il futuro non la incalza più né la opprime con le sue minacce. Al contrario, di colpo si presenta davanti a lei come un idilliaco rifugio di pace. La stessa lungimiranza, che l’ha alleggerita dal peso e dai sensi di colpa e l’ha invitata a riprendere il cammino, le indica anche il momento giusto in cui deve affrettarsi per l’ultima volta verso di lui, verso l’accogliente futuro. “Mi sento pericolosa”, pensa. E poi sente arrivare a gran velocità giù per la strada un luminoso frastuono, sempre più vicino, fino all’istante esatto in cui si dice: “Ora!”, e avanza con decisione verso l’altra riva dei suoi giorni, dove l’attende il silenzio immortale."
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