Dettagli Recensione
Sogni, desideri, paure, egoismi in una famiglia am
Il titolo del romanzo di Franzen ha diversi rimandi che tornano continuamente durante la narrazione. Ancorché ambientato a New Prospect, (Chicago), nel nord degli Stati Uniti il titolo rimanda anche al profondo sud. Come ben sanno gli appassionati di blues e R&B Crossroad, infatti, è il mitico incrocio tra la 49 ? e la 61 ?highway, contrassegnato da due grandi chitarre di colore azzurro, che segnala l’ingresso alla cittadina di Clarksdale in Mississippi. È a quest’incrocio che la leggenda vuole che il vagabondo di colore Robert Johnson abbia stretto un patto con il diavolo per suonare la chitarra come nessun altro; uno dei brani che ci ha lasciato Johnson è, appunto, Cross Road Blues diventato poi un classico riproposto da tutti i più grandi interpreti della musica blues e rock. E il brano ritorna spesso nel romanzo come cavallo di battaglia di Tanner Evans uno dei coprotagonisti del libro, valente ma poco ambizioso chitarrista, tra i primi a portare capelli lunghi e pantaloni a zampa di elefante. La storia, siamo nei giorni dell’Avvento del 1971, si impernia sulla famiglia Hildebrant. Le vicende vedono coinvolti Russ, il capofamiglia, pastore di una locale chiesa, sua moglie Marion, con un passato inconfessato e inconfessabile che continua a tormentarla tra rimpianti e sensi di colpa e i 4 figli Clem, Becky, Perry e Judson. Snodandosi attraverso le vicende dei diversi componenti Franzen racconta da par suo i sogni e le frustrazioni, le paure e le angosce, le gelosie, gli egoismi e i sensi di colpa che si generano all’interno del nucleo familiare e tra ognuno di loro e la comunità in cui vivono. Gli Hildebrant, infatti, non sono altro che il microcosmo dove nascono e proliferano sentimenti universali di un paese in cui ancora non si è spento il ricordo dell’ultimo conflitto mondiale e già si trova immerso nel dramma della guerra con il Vietnam. Ma il titolo del romanzo richiama innanzitutto l’omonimo gruppo spirituale, rivolto ai giovani, in cui si affrontano prove volte al sostegno reciproco, in cui si cerca di fortificare l’emotività di ognuno insegnando il rispetto per l’altro e dedicando tempo alla solidarietà verso chi più ne ha bisogno. Il gruppo è guidato da un altro pastore, Rick Ambrose, più carismatico e più giovane di Russ ma piuttosto ambiguo che, almeno inizialmente, è a lui subordinato. Ma ben presto tra i due si arriva ad una sorta di resa dei conti che porta i due a dividersi: da un lato Rick con la comunità giovanile di Crossroads e dall’altro Russ con la First Reformed rivolta agli adulti. In un continuo rimbalzo narrativo tra i diversi protagonisti, che raccontano in prima persona le loro vicende passate e presenti nonché i loro sogni, desideri e speranze, il romanzo delinea la personalità di ognuno e pone in luce l’ipocrisia tipica di un mondo piccolo borghese dove nulla è come appare. Contrariamente a ciò che il gruppo giovanile di Crossroads si propone, infatti, ognuno dei componenti vive in maniera più o meno drammatica la frattura tra i dogmi della religione (non importa quale) da un lato o, se si preferisce, la comune morale, e le umane, terrene passioni che vivono gli esseri umani dall’altro. Ci sono tanti spunti narrativi che possono svolgere la funzione di filo conduttore del romanzo. Uno di questi è, a mio avviso, il cambio di prospettiva e, con essa, il cambio nei rapporti umani che genera in ognuno l’incedere del tempo. È questo un elemento che attraversa tutte le età ed è con grande maestria che l’autore evidenzia le screpolature che si affastellano nella personalità di ognuno. Non a caso cambiando le proprie prospettive e i loro obiettivi nel passaggio dall’adolescenza alla gioventù Clem e Becky mettono in crisi il loro fortissimo rapporto fraterno; non da meno l’avvicinarsi dell’età matura fa nascere pruriginose voglie verso la bella e avvenente “parrocchiana” Frances in Russ e risveglia la nostalgia del primo amore in Marion che finora si era appiattita, fino a rendersi invisibile, ad annullarsi nel ruolo di moglie/madre. Franzen, riprendendo le tematiche interne alla famiglia già sviscerati ne “Le Correzioni” sembra dirci che ogni età ha i suoi “spettri”, i suoi fantasmi, le sue problematiche. La paura o la voglia di bruciare le tappe che porta Perry nel tunnel della droga non è diversa dalla paura di invecchiare di Russ o di Marion; la paura di essere assimilato ad un comune borghese che porta Clem, pacifista convinto, a cercare di arruolarsi per il Vietnam non è diversa dalla fuga dalla propria famiglia di Becky. Ma Franzen non da giudizi, non ci sono buoni o cattivi, non c’è chi ha ragione o torto; ognuno ha le proprie ragioni, ognuno ha i suoi torti esattamente come in una normale famiglia borghese di ogni angolo della terra. Ma, soprattutto, ognuno ha le sue umane debolezze e i suoi momenti di “eroismo”. Un romanzo lungo (oltre 600 pag.), complesso per le articolazioni anche psicologiche tra i vari protagonisti ma che proprio per questo vive di grande intensità rendendo la lettura sicuramente impegnativa ma estremamente piacevole e avvincente. Dopo la (personale) delusione di Purity, mi sembra che Franzen sia tornato alle altissime vette narrative de “Le Correzioni” e poiché Crossroads è il primo di una trilogia attendo con giuste aspettative l’arrivo degli altri due romanzi.
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Dell'autore ho letto solamente "Crossroads" , ma mi è piaciuto poco; ho trovato il testo assai prolisso per i miei gusti.
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