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Trasferta ad Hakodate
Con questo terzo capitolo, la serie antologica di Kawaguchi si conferma un intermezzo agrodolce per staccare tra letture più cupe o pesanti. "Il primo caffè della giornata" è sempre composto da quattro novelle, fruibili come storie indipendenti ma strettamente collegate dai personaggi ricorrenti, dall'ambientazione, e ovviamente dalla famiglia Tokita, che ormai conosciamo molto bene.
Rispetto ai capitoli precedenti è evidente da subito una grossa novità: non siamo più a Tokyo! la narrazione ci porta infatti ad Hakodate, città portuale dell'isola di Hokkaido, dove Nagare Tokita si è momentaneamente trasferito con la cugina Kazu e la nipote Sachi per occuparsi dell'altra caffetteria di famiglia, durante l'assenza della madre Yukari. Come tra i primi due libri, anche in questo caso abbiamo un salto in avanti di otto anni circa, che ci porta nel 2030; un futuro non poi così lontano dalla contemporaneità, ma sappiamo che mai come in questa serie il tempo è relativo.
Gli intrecci narrati nelle singole novelle non si allontanano dal tono stabilito dai capitoli precedenti: a dare il via all'azione è quasi sempre una persona che soffre per la perdita di un caro defunto, e cerca nella possibilità di viaggiare nel tempo un'ultima occasione di confronto. Le storie che mi hanno convinto maggiormente sono state "La figlia", incentrata sul dramma familiare di Yayoi Seto e di sua madre Miyuki, e "La sorella minore", in cui si analizza invece il rapporto tra le sorelle Reiko e Yukika Nunokawa; in entrambi i casi ho trovato ben riuscita la combinazione tra fattore emotivo ed intreccio fantascientifico.
Gli altri due racconti non sono propriamente sull'estremo opposto, ma per qualche aspetto non mi hanno convinto del tutto: "Il comico" mi è sembrato eccessivamente simile alla prima novella a livello di trama, mentre de "L'uomo che non sapeva dire «ti amo»" non mi è piaciuta la conclusione, anche se si tratta di un'impressione personale. Gli altri elementi non troppo riusciti sono le continue ripetizioni nei dialoghi -a dir poco snervanti, soprattutto se leggete la raccolta come volume unico-, la caratterizzazione troppo esagerata per i miei gusti del personaggio di Sachi e l'introduzione di una nuova ambientazione, che rende ancora più assurde ed inspiegabili le regole dei viaggi nel tempo.
Nel complesso però la lettura mi è piaciuta parecchio, in primis per i tanti collegamenti ai volumi precedenti che rispondono a diverse domande lasciante in sospeso, come l'assenza di Nagare da Tokyo quando Kei arriva dal passato alla fine del primo libro. È stato carino poi veder cresce ancor di più la famiglia Tokita, non solo con una nuova generazione ma anche con l'introduzione di Yukari, presente in scena solo per poche pagine eppure essenziale in ognuno dei racconti.
E se è vero che leggere delle storie con un messaggio di fondo abbastanza simile può sembrare noioso, in realtà si nota come l'autore provi a dare delle sfumature maggiori alle motivazioni dei personaggi, e anche dei dettagli personali quando descrive le loro emozioni. Per quanto mi riguarda, trovo sempre molto appassionante anche mettere assieme pagina dopo pagina i piccoli pezzi che in un secondo momento contribuiranno a formare le novelle successive.