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Comunque altrove
Un bel romanzo probabilmente, anche se mi ha lasciato un retrogusto sgradevole. La percezione soggettiva è un fattore comunque da considerare.
Questo libro senza eroi è ambientato in uno spazio temporale di alcuni mesi nella primavera-estate del 1955. Protagonista una giovane famiglia americana. "Gente un po' sopra la media, in termini di istruzione, impiego e benessere fisico" .
Personaggi carenti di valori, benché consapevoli dei grossi limiti della società e della mentalità in cui si trovano a vivere. Paradossalmente ne risultano perfino nauseati, tanto da volersi stabilire in Europa.
Sorprende che in questa ricerca dell'altrove non emerga la percezione che, ovunque si vada, portiamo pur sempre noi stessi con tutti i nostri nodi irrisolti.
Il protagonista ritiene che "è questo che sta uccidendo gli Stati Uniti. (...) Non è forse questo continuo, penetrante involgarimento di ogni idea e di ogni sentimento, la loro riduzione a una sorta di pappa intellettuale pre-digerita?" .
Una coppia che ha orrore di essere dei "piccoli borghesi". Ma che cosa sono se non quelli ?!
Qui da noi, negli anni '50, il completamento della ricostruzione post-bellica e l'avvio della moderna industrializzazione rendevano la società operosa e radicata alla concretezza della realtà.
In America, i miti sbandierati della felicità (anche nella Costituzione) e della libertà paiono invece come velleità diffuse. A latitare sembra però il senso di responsabilità, cardine dell'agire umano. Almeno in questo romanzo.
Indicazioni utili
letteratura americana contemporanea