Dettagli Recensione
Il trauma dell'abbandono
Iris è una donna di mezza età, sopravvissuta a un attentato terroristico e a un abbandono profondamente lacerante subito durante l’adolescenza. Tutto questo ha riempito la sua vita di dolore; un dolore intenso, persistente e lancinante che non vuole andarsene, nemmeno adesso che sono passati anni e anni e che la sua esistenza ha conquistato una tranquilla e confortante routine. Ma si tratta di una routine riempita di atti e gesti ripetitivi e privi di vero significato, Iris non ha piena consapevolezza di ciò che vuole e di ciò che può farla stare bene: si è trascinata giorno dopo giorno, ha formato una famiglia, ha raggiunto un’ottima posizione professionale ma non è in grado di gestire l’improvviso e inatteso ritorno del dolore.
Siamo davanti ad un romanzo che vuole scavare a fondo nelle profondità di un animo femminile ferito che si confronta, come può, come proviamo a fare tutti in fondo, con il dolore che scaturisce dai nodi irrisolti, dalle frustrazioni e dalle piccole o grandi sconfitte che attraversano qualunque esistenza.
Lo stile dell’Autrice è perfettamente congruo a sviscerare questa tipologia di tematiche, si tratta di un flusso di coscienza narrato in terza persona che ci fa entrare nella mente della protagonista ma attraverso il quale non corriamo il rischio di rimanere intrappolati dentro. Rimane sempre aperta una via di fuga, ed emerge spesso uno sguardo ironico con cui sorridere della protagonista – e anche di noi stesse. La prosa di Shalev è davvero originale, intensa e poetica.
“Dolore” quindi sembrava avere tutte le caratteristiche per poter essere un grande romanzo, ma alla fine purtroppo non lo posso affermare. La storia cattura fin da subito, lo stile è avvincente ed espressivo, ma la trama non si sviluppa come dovrebbe, è come se rimanesse in sospeso fino alla fine e rimangono quindi davvero troppi nodi irrisolti. Quindi, in conclusione, non uno dei migliori di Zeruya Shalev, secondo il mio modesto parere.