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Che sia vera gloria?
“ Ragazze di campagna “ ( 1960), celebre romanzo di Edna O’Brien, considerato un punto di rottura nel mondo letterario irlandese, sembra restituire voce e dignità a un universo femminile da sempre maltrattato e silente.
L’ opera, incentrata sulla educazione sentimentale e sessuale di due quattordicenni, Kate e Baba, paladine di un desiderio di libertà che cerca di evadere da una condizione deprecabile e marginale, al momento della pubblicazione fu aspramente condannata e censurata da Stato e Chiesa per i propri contenuti ritenuti scabrosi.
Kate e Baba sono due quattordicenni immerse in una simbiosi necessaria, ragazze di campagna di estrazione diversa, sociale, economica, culturale, famigliare, personale, con gli stessi sogni, il desiderio di fuga da un mondo rurale ingombrante e riduttivo per cedere alle infinite possibilità di una vita cittadina che prospetta esperienze, conoscenze, libertà sessuale, un futuro possibile.
Kate vive l’ incubo di perdere la madre e l’ amato Hickey, il tuttofare di casa, un ragazzo dal cuore d’oro, è sminuita e osteggiata dalla gelosia di Baba, i suoi successi scolastici stridono con la disinvoltura dell’ amica, il suo desiderio di amore con la spregiudicatezza sessuale dell’ altra.
Un’ educazione sentimentale parzialmente condivisa, osteggiata da divieti e perdite famigliari ( Kate sarà presto orfana di una madre che ama alla follia), invise a un’ opinione pubblica costruita su patriarcato e cattolicesimo, l’ indecenza e l’ immoralità di un padre violento e alcolista, la fragile e artefatta cultura borghese.
Un giorno Kate e Baba verranno educate in convento, un luogo soffocante assimilabile alla galera, assoggettate a regole e a insegnamenti contrari al proprio desiderio di esperire, Baba si circonderà di storielle fugaci, Kate vivrà una passione romantica per il signor Gentleman, un francese affascinante infelicemente sposato.
La fuga a Dublino per gustare la vita nella città dei balocchi, incontri, feste, luci al neon, visi, traffico, gin, un enorme quantità di gente che corre chissà dove ….”l’ amavo più di quanto avessi mai amato un giorno d’ estate in un campo di fieno”…., due ragazze adulte e carine pronte a fare esplodere la città,…” una confusa massa di capelli ramati”… la gente che osserva e distoglie lo sguardo …” come se avessero appena scoperto che eravamo nude o qualcosa del genere”… ma non importa.
Quale futuro oltre la libertà dei propri diciotto anni? Verrà il momento di rimuginare sui visi campagnoli, di pensare all’ unicità e alla dignità di un prato e della luna, di considerare la bellezza della vita nell’ incontro con belle persone, di ritenersi superficiali e sciocche, di chiedersi come una solida amicizia abbia potuto dissolversi, di smaniare per qualcuno che pare un’ ombra.
….” È l’ unico momento in cui ringrazio di essere donna, il momento della serata in cui chiudo le tende, tolgo i vecchi vestiti e mi preparo per uscire. Odio essere donna. Vanitosa, vacua, superficiale. Ma in quel momento della serata sono felice. Mi sento bendisposta verso il mondo”….
Che cosa ha consegnato “ Ragazze di campagna “ a una fama postuma? Si è scritto e si è detto del messaggio sociale e politico dell’ opera, un’ idea di presente e di futuro per una generazione di donne in nome di una libertà espressiva a tutto tondo, una vita di costrizioni che prevedevano violenza, stupri, gravidanze forzate, parti pericolosi, schiavitu’ domestica, il rischio di essere internate perché contrarie a tradizioni conservatrici e obsolete, donne senza condizionamenti finalmente protagoniste del proprio destino.
Da un punto di vista letterario in realtà il romanzo non presenta particolari picchi di profondità, si dibatte in una vita di superficie che trasforma le protagoniste in due eroine del proprio tempo che sperimentano un’ educazione sentimentale e una sessualità piuttosto frivole, confuse, frammentarie, che non sanno bene come muoversi, cosa pensare e provare, irretite da un senso non senso che finisce con l’ essere stucchevole e poco inclusivo.
Quella famosa indipendenza per uscire da uno stato di dipendenza si annienta e si perde in una superficialità dilagante, un’ idea di libertà che esula da un profondo e meditato senso di appartenenza e di conoscenza di se’, la stessa Kate cavalca un doppio se’ auspicando e negando pensieri e desideri, il signor Gentleman, di cui è infatuata, è un personaggio distante e fumoso come Baba, che appare e scompare dalla sua vita inspiegabilmente.
La scrittura è colloquiale, scorrevole, frizzante, diretta, ma niente di stupefacente, di certo non percorre e percuote quel solco dell’ esistenza come ci si poteva attendere viste le premesse e la fama che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare la famosa autrice irlandese .
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