Dettagli Recensione
la felicità è una predisposizione
Il libro si suddivide in 18 racconti brevi in prima persona, dei veri monologhi tutti rigorosamente scritti in discorso indiretto. Un caleidoscopio di personaggi, ognuno con il suo vissuto personale, facente parte di un'unica storia; persone apparentemente lontane ma che risulteranno poi strettamente vicine e collegate tra loro da legami di parentela, amore, amicizia o altro.
Il tema? Ovviamente la felicità o meglio l'infelicità in amore.
D'altronde con una tale premessa
"Felices los amados y los amantes y los que
pueden prescindir del amor.
Felices los felices."
JORGE LUIS BORGES
L'autrice punta sull'originalità della struttura del romanzo, come ho detto, i monologhi in discorso indiretto, che dovrebbero dare incisività e calcare la mano sulla profondità dei temi che affronta. Il tutto però, personalmente, risulta un po' confuso da seguire, perché pur essendo breve, 18 vite che si raccontano, diventa difficile per il lettore ricordarle tutte, specie nei dettagli, che invece sono essenziali per comprenderne la chiave di lettura. Ricorda un po' la stesura di una pièce teatrale, e non a caso, Yasmina Reza è una drammaturga.
Ernest Blot, è il personaggio chiave del libro, che funge da filo conduttore, perché tutti gli altri ruotano più o meno intorno a lui, anche se questo lo si intuisce solo alla fine del romanzo. Ernest è malato e la sua unica volontà è quella di essere cremato e le ceneri disperse in un corso d'acqua.
“Le cose sono fatte per svanire. Me ne andrò senza storia. Non troveranno né bara né ossa. Tutto continuerà come sempre. Tutto se ne andrà allegramente nella corrente"
Nel monologo di Ernest c'è tutto il senso del romanzo, il senso della vita e della morte, la realtà delle cose, e le "ridotte pretese" come essenza della felicità.
Dopodiché tutto il romanzo è pervaso da un profondo cinismo, non ironico, che avrebbe dato un po' di leggerezza, ma dissacratorio e senza speranza.
"Gli oggetti si accumulano e diventano inutili. E noi uguale."
L'amore non esiste e
"essere felici è un talento. Non puoi essere felice in amore se non hai un talento per la felicità".
La felicità è un'attitudine, una predisposizione, ed è felice, appunto, solo chi è felice di suo, perché fa parte del suo carattere.
Nonostante tutti i personaggi, descritti nei singoli capitoli, alla fine si riuniscono a causa di un evento drammatico, e si chiude il cerchio, anche nel finale ho avuto comunque la sensazione di un romanzo scollegato, freddo e distaccato, come se l'autrice si limitasse a raccontare, guardando dall'alto, senza passione. Di sicuro è un espediente tecnico, ma il risultato è che non riesce a coinvolgere neanche il lettore, che anche lui resta a guardare, un po' deluso e un po' disilluso.
Anche l'uso del discorso indiretto nei monologhi, anche questa una tecnica voluta per dare maggiore profondità al realismo dissacrante che permea tutto il romanzo, risulta, a lungo, pesante e poco appassionante.
Il libro vale senza dubbio la pena di essere letto, perché i temi toccati sono di una natura profonda, ma soggettivamente, il modo di trattarli, mi ha tenuta "lontana" dal romanzo, ho letto solo, anch'io senza passione.
"Non molto tempo fa, nella sala d’attesa del mio medico, una paziente ha detto questa frase: perfino la vita, a lungo andare, è un valore insulso. È vero che a fine corsa si oscilla fra la tentazione di opporre alla morte una risposta risoluta (di recente ho comprato una cyclette) e la voglia di lasciarsi scivolare verso un qualche luogo oscuro... "