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Esordio letterario...non prendiamoci troppo sul se
Esordio letterario, datato 1992, di una giovane scrittrice oggi narratrice affermata e prolifica: sicuramente un romanzo originale nell’impianto, basato su una serrata tensione dialettica espressa tramite dialoghi che rimandano al piano metaletterario e su un’originale trama. Non nascondo che mi ha fatto pensare, a tratti, ad Henry James, “Giro di vite” e a Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”.
Prétextat Tach è uno scrittore insignito del premio Nobel, i suoi libri non li legge nessuno, è vecchio, isolato dal mondo, ha un aspetto orribile a causa della sua obesità e un carattere scorbutico; gli rimangono appena due mesi di vita e accoglie nella sua casa i giornalisti che il suo zelante agente gli manda per le ultime interviste. Egli non vorrebbe prestarsi a tali scambi dialettici poiché non ritiene nessuno all’altezza del suo pensiero e si diverte a maltrattare i malcapitati con comportamenti imbarazzanti ma soprattutto annientandoli verbalmente. L’unica che gli resisterà sarà una donna che ribalterà i ruoli di vittima/carnefice trasformandosi anch’essa però in vittima dello stesso nemico da lei vinto, in un assurdo destino che scardina il piano della realtà. La stessa giornalista metterà a nudo l’identità dell’uomo che si cela dietro lo scrittore proprio a partire dalla conoscenza puntuale di tutta la sua produzione, romanzi incompiuti compresi. A partire da uno di essi condurrà infatti una ricostruzione degna di un processo per fare dello scrittore un imputato che non può essere assolto né condannato.
Una lettura interessante, veloce, anche piacevole che pare criticare sottilmente il mondo letterario, quello dei premi, quello degli scrittori affermati e anche quello dei lettori incompetenti.
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