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Meno ipocrisia e più Bill Furlong!
Piccolo libro, suggestivo nell'ambientazione irlandese (1985) invernale e natalizia, e apparentemente "da nulla".
Potrebbe sembrare un racconto in cui non succede assolutamente niente: famiglie numerose, gente che lavora duramente per mettere il pane a tavola, il convento, le scuole "perbene", la messa la domenica mattina...
Eppure proprio qui, negli spazi tra un rigo e l'altro, si cela una pagina di cronaca irlandese vergognosa: le "Magdalene".
Per chi non lo sapesse, le "Magdalene" erano case/prigioni (travestite da vere e proprie lavanderie) gestite da suore e preti (ma va?!?) dove venivano rinchiuse le ragazze che si erano macchiate di azioni immorali: gravidanze fuori dal matrimonio, stupri (ebbene sì, subire uno stupro nella cattolicissima Irlanda era una cosa disdicevole per la vittima!!!), ma anche la semplice "esuberanza" di una ragazza era un buon motivo per rieducarla in questi posti di violenza e umiliazioni.
Tutti erano a conoscenza della loro esistenza, ma non di cosa avveniva al loro interno, fino a quando non vennero trovati centinaia di corpi senza nome tumulati nelle aree circostanti.
Non stiamo parlando mica del 1800, l'ultima Magdalene fu chiusa nel 1996!!!
Alla luce di tutto questo (che NON è la trama del libro eh!), il romanzo della Keegan assume una grande valenza anche solo come spunto per approfondire questa pagina di storia recente, e ci mostra come quelle che potrebbero essere piccole cose, piccoli gesti, sono invece in grado di cambiare la vita di qualcuno.
Siamo abituati a chiudere gli occhi, a girarci dall'altra parte, a far finta di non vedere e non capire...poi magari siamo seduti in prima fila in chiesa, la domenica mattina.
Meno ipocrisia e più Bill Furlong, per favore.
Consiglio la lettura di questo libro piccolo piccolo, come "prologo", come "intro", prima di dedicarvi alla visione di un bellissimo (e durissimo) film del 2002, per la regia di Mullan, "Magdalene".
Il libro, da solo, non è sufficiente.