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“Lasciamo che i morti seppelliscano i morti.”
Se questo romanzo non fosse stato scelto dal gruppo di lettura che frequento probabilmente ne avrei continuato a rimandare la lettura. Sbagliando.
Il capolavoro di Harper Lee esce negli Stati Uniti nel 1960 e nel 1961 vince il premio Pulitzer per la narrativa.
Gli accadimenti sono narrati dalla voce di Scout Finch, e questo è davvero un elemento sorprendente, sei anni, sorella di Jem che di anni ne ha dieci. Abitano con il padre Atticus e la governante di colore Calpurnia a Maycomb nel Sud dell’ Alabama.
Siamo nei primi anni trenta.
Amico estivo di giochi è Dill che ha sette anni.
La lettura non mi ha immediatamente coinvolta, le aspettative che avevo si sono rivelate subito errate. Pensavo che tutto il romanzo ruotasse intorno alla vicenda del bracciante di colore Tom Robinson e che fosse strutturato come un legal thriller, ma poche pagine sono bastate a farmi ricredere. Solo verso la conclusione del romanzo tante domande trovano risposta e il cerchio perfettamente si chiude. Il processo arriva solo come ulteriore rafforzamento di un’idea che ormai è già ben chiara nella mente.
“Non possiamo mai capire veramente una persona finché non consideriamo le cose dal suo punto di vista…Finché non ci mettiamo i suoi panni e non andiamo un po’ in giro così.” Atticus
A ben vedere gli elementi ci sono tutti: un avvocato d’ufficio che deve difendere un nero accusato di aver stuprato una donna bianca, piantagioni di cotone, estrema povertà e ignoranza accanto a famiglie più agiate e non solo economicamente, domestiche di colore si occupano di mandare avanti la famiglia, misteri, incomprensioni, razzismo.
Gran parte del racconto è dedicata ai rapporti di vicinato e in particolare a Radley Place dove si mormora viva un malevolo fantasma… “una palla da baseball battuta nel cortile dei Radley era una palla persa, inutile discutere.” Lì vive un essere ignoto. Costringere Arthur Boo Radley ad uscire di casa diventa per i tre ragazzini un pensiero fisso. L’arrivo di Dill in estate e la certezza di incursioni nella misteriosa proprietà.
Quando nella cavità degli alberi al confine con la proprietà dei Radley i ragazzini iniziano a trovare oggetti, il mistero si infittisce sempre di più. Verrà spiegato solo alla fine, quando ogni pedina troverà la sua esatta collocazione.
“Dentro la casa qualcuno rideva.”
I compagni di classe di Scout e la sua maestra offrono un panoramica della varietà umana che affolla il paese e la classe. Scout, che già sa leggere e scrivere viene duramente redarguita dalla maestra affinché il padre non continui a insegnarle altro. “Leggere è una cosa che mi veniva naturale.”
“Tu difendi i negri, Atticus?
Certo.
Non dire negro, Scout. Non sta bene.
Qualcuno sostiene che non dovrei difendere quest’uomo.
Se non dovresti difenderlo allora perché lo fai?
Per molte ragioni disse Atticus. La principale che, se non lo facessi, non potrei girare più a testa alta, non potrei neanche più dire a te o a Jem di fare o non fare qualcosa.”
Tutti parlavano del fatto che Scout e Jem abbiano assistito al processo dalla balconata della gente di colore. Con Calpurnia.
Atticus e il suo impegno concreto nel rasserenare Tom che può tornare a dormire perché nessuno gli darà più noia. Viene additato come un negrofilo che mortifica il resto della famiglia. Lui desidera solo la fiducia dei suoi figli.
E’ una persona riservata, che non utilizza il suo ingiusto vantaggio a svantaggio di altri esseri viventi.
“Avevi paura di essere arrestato, paura di dover rispondere di quello che hai fatto?
Nossignore, avevo paura di dover rispondere di quello che non ho fatto.”
Dill inizia a piangere e non riesce a smettere. Sente che non è vero che “è solo un nero,” sente che non è giusto che sia trattato così.
“Imbrogliare un uomo di colore è dieci volte peggio che imbrogliare un uomo bianco. E’ la cosa peggiore che si possa fare.”
La narrazione ricopre circa due anni.
Jem compie dodici anni e Scout otto.
Siamo nel 1935.
Tutte le persone che incontreranno sul loro cammino impartiranno loro una lezione, come la signora Dubose che si libera dalla dipendenza prima di morire. Anche lei è un esempio di donna vincente. Ma non è l’unico. C’è Calpurnia che invita i ragazzi nella sua chiesa “dei negri” perché in fondo è lo stesso Dio. Lei è un membro fedele della famiglia, che ha cercato di allevare i ragazzi secondo i suoi criteri, che sono stati piuttosto buoni.
La verità che infine emerge è addirittura molto più “banale”, è una verità di oltraggio che va distrutto, di una bianca che ha tentato un nero.
“Sono fiducioso che voi, signori, riesaminerete senza pregiudizi le testimonianze che avete udito, arriverete a una decisione e restituirete l’imputato alla sua famiglia. In nome di Dio, fate il vostro dovere.”
“Io non ho mai visto una giuria decidere a favore di un uomo di colore contro un bianco.”
Anche Jem piangeva.
Tom ha avuto dalla sua i suoi amici di colore, le persone come i Finch, persone come il giudice Taylor, persone come il signor Heck Tate. E Atticus Finch è stato l’unico capace di tenere così a lungo una giuria di dodici persone in camera di consiglio in un caso come questo.
Il finale, incredibilmente inaspettato, è liberatorio e commovente. Torno indietro a rileggerlo. E’ una riappacificazione nell’ingiustizia che se non basta almeno tenta di dare sollievo. Ci riesce.
Nella notte silenziosa al ritorno da scuola, nell’incapacità di vedere a causa dell’oscurità, accadono molte cose…l’urlo di Jem, la paura di morire, e quella presenza… ecco che tutto torna… sono emozionata e sorpresa.
“Chi era?
Ma è là Signor Tate, e può dirle il suo nome.”
Le lacrime improvvise di Scout, il prenderlo sotto al braccio per riaccompagnarlo a casa.
Atticus, era proprio simpatico…
Sono quasi tutti così, Scout, quando finalmente li vedi.”
Buone prossime letture