Dettagli Recensione
UN TESTO EMOZIONANTE
«Signor Hamil, si può vivere senza amore?»
Non ha risposto [...] «Si» ha detto, e ha abbassato la testa come se si vergognasse.
Momo è un orfano musulmano di dieci anni che vive assieme a un'anziana signora ebrea di nome Madame Rosa, che ha avuto una vita molto difficile, è stata prigioniera di Auschwitz e poi si è data al mercimonio a Parigi.
Sarà Momo il narratore di questa storia, la madre lo ha abbandonato, ha trascorso la sua infanzia in questa pensione clandestina dove vive con altri figli di prostitute, racconta del suo rapporto materno con Madame Rose e della malattia della donna che vorrebbe morire naturalmente senza cure.
Il quartiere così come la pensione sono in pessime condizioni, alcuni genitori vengono a trovare i loro figli ma per Momo non viene nessuno.
La storia che ci racconta Momo è pervasa da un senso di ingiustizia e di tristezza verso tutte le persone che sono emarginate, per la religione, per la provenienza geografica, perché sono malate, povere o anziane e vengono trascurate, isolate e derise dalla società. Questi bambini e Madame Rosa che se ne prende cura, si uniscono e si curano a vicenda e questo è sicuramente un bel messaggio di speranza.
Questo romanzo anche se è corto, è molto intenso, credo che l'autore voglia comunicarci che l'unica cosa che conta è l'amore, in ogni forma. Quando la vita è difficile, quando si è senza famiglia, quando anche solo respirare diventa complicato, l'unica cosa che ci tiene vivi è amare e se siamo fortunati essere amati.
Questo testo ci fa anche capire che i sentimenti non hanno confini religiosi o geografici, quello che conta sono le persone, cosa abbiamo dentro non da dove veniamo, che lavoro facciamo o in cosa crediamo.
Un testo amaro e dolce come la vita.