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Le intermittenze della morte
 
Le intermittenze della morte 2023-01-02 12:47:40 68
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3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    02 Gennaio, 2023
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Morte umanizzata

Un giorno, all’ interno dei confini di uno stato imprecisato, la morte sospende improvvisamente la propria presenza assentandosi dalla vita e lasciando spazio all’ immortalità. Quale meraviglia e sbalordimento, feste, bandiere esposte, l’ accostamento al divino, l’eternità come ricompensa, tutti i problemi risolti.
Ma come pensare di vivere per sempre, ciascuno è la propria finitezza, nuovi dubbi si pongono, sociali, economici, politici, religiosi, etici, filosofici,.
Un idillio di breve durata, i moribondi rimandano la propria fine, la Chiesa non ha più senso, niente resurrezione e aldilà, le agenzie di pompe funebri inoperose, Ospedali e istituti geriatrici sovraffollati, che farsene di una moltitudine di anziani da accudire, il sistema pensionistico in crisi, e le assicurazioni sulla vita?
Una gioia tramutata in angoscia ed emergenza, lo stato non sa come gestirla, c’è chi porta i propri cari a morire negli stati confinanti, la maphia controllerà e gestirà il nuovo business, c’è chi vorrà morire ed è destinato all’ immortalità, alcuni morti viventi preferiranno il suicidio.
Economisti, filosofi, esperti di ogni genere interrogati su soluzioni possibili, una calamità che riguarda presente e futuro.
Il paese naviga in cattive acque, potere confuso, autorità diluita, valori invertiti, perdita del senso di rispetto civico dilagante, stati vicini insorti, si cerca di ricostituire l’equilibrio socio-politico, ma la vita eterna è un problema irrisolvibile.
Una società divisa tra la speranza di vivere per sempre e il timore di non morire mai, un dibattito filosofico in atto, la morte sarà la stessa per tutti gli esseri viventi, ciascuna morte è personale e particolare, al di sopra ce ne sarà una più grande, quella che si occupa dell’ insieme degli umani, e dove è finito il senso normale di concedersi a essa quando la propria ora è giunta?
Poi, un giorno, la morte ritorna e tutto parrebbe ricomporsi, ma questa volta invia delle lettere viola, otto giorni per lasciare la vita, consegne puntuali come i decessi e nessuno è pronto a morire.
Quale il suo volto, chi si nasconde dietro queste missive, sicuramente una donna, da ricercare, ma in che modo, perizie calligrafiche, ipotesi, identikit, non ha un volto se non la propria essenza, non è selettiva, non ha preferenze, da sempre impegnata nel proprio compito.
Se qualcuno, un giorno, non risponderà alla sua chiamata si sentirà sola, derubata, inascoltata, infelice, una debolezza che ha qualcosa di umano, creando un volto da amare, aprendosi al senso di finitezza e al miracolo della vita, osservando l’ affetto che la circonda ma che non la riguarda, inoltrandosi nella profondità dell’ arte, ascoltando la dolce melodia di un violoncello, respirando il profumo di un sentimento nuovo, con la possibilità di sottrarsi e sottrarre a un destino già scritto.
Il romanzo di Saramago, per buona parte piuttosto monocorde, si apre a un epilogo sorprendente dopo un flusso di ossessioni protratte, di eventi razionali e deliranti, riflettendo su temi riguardanti presente e futuro prossimi ( l’ invecchiamento progressivo della popolazione, una massa di anziani da accudire, i problemi pensionistici ) per affrontare un dato di fatto, il senso di finitezza, l’ inevitabile condanna sancita dalla nascita e il desiderio, poco condivisibile ma sempre più radicato, di immortalità.
La morte, quella vera, un giorno si presenterà, non è dato sapere quando, la vita eterna sarebbe individualmente inaccettabile, socialmente impossibile, economicamente insostenibile, nel frattempo si può rimandare la propria condanna.
In che modo? Respirando i giorni nella propria interezza, concentrandosi sul presente, allontanando le voci di una fine imminente, concedendosi alla forza dell’ amore e dell’ arte, alimentando passione e desideri, disorientando e rimandando il temuto appuntamento prestabilito, consapevoli del tempo nel tempo, in una qualità di vita che allontani il desiderio impossibile e inopportuno di aggiungere giorni infiniti totalmente svuotati di senso.

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