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I miei giorni alla libreria Morisaki
 
I miei giorni alla libreria Morisaki 2022-12-11 17:22:31 Mariangela
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Opinione inserita da Mariangela    11 Dicembre, 2022

Tokyo, Jinb?ch?, Yasukuni-dori

Protagonista di questo simpatico racconto è Takako, venticinquenne appena lasciata da Hideaki che fraintendendo aveva considerato il suo fidanzato, superficiale e insensibile ma secondario rispetto alla narrazione principale; è tuttavia il pretesto per rompere con tutto e partire, la vita in un attimo si trasforma quando riceve la telefonata del simpatico zio Satoru. E’ lui che un bel giorno le offre un alloggio al piano di sopra in quella che è la sua piccola libreria da ben tre generazioni, in cambio di un aiuto nel lavoro.
Quando era ragazzina Takako e lo zio Satoru trascorrevano insieme tanto tempo, poi nell’adolescenza il carattere dello zio un po’ arrogante la allontana fino a farle rompere del tutto i rapporti.

Il primo pensiero che formulo, in modo del tutto spontaneo e immediato, è che questa narrazione potrebbe rivelarsi scontata se procederà come la mia mente ha immaginato. Ma sono pronta e speranzosa di sorprendermi.

Con questo suo romanzo d’esordio l’autore ha vinto il premio letterario Chiyoda ed è bestseller internazionale.

C’è un quartiere a Tokyo, Jinb?ch?, dove una strada, Yasukuni-dori è interamente dedicata alle librerie, ce ne sono di grandissime e di più piccole, ciascuna è specializzata in una vendita: autori moderni, testi accademici, copioni teatrali, vecchi albi illustrati, raccolte di fotografie… la libreria dello zio Satoru è la “Libreria specializzata in letteratura moderna - Morisaki”
Questo quartiere interamente dedicato alle librerie è il più grande al mondo.

Quello che per Takako è uno sgradevole odore di muffa che aggredisce l’olfatto all’ingresso, per lo zio Satoru “odora come le mattine dopo la pioggia.”
I libri non si riesce a vedere dove finiscono, sono ovunque, fino al soffitto.
Takako non riesce a capire, non coglie la bellezza.

“Poi ebbi come un presentimento, mi voltai e mi fermai a guardare.
Vidi la sagoma piccola piccola dello zio fermo al centro della strada che sventolava la mano verso di me, allora non riuscì più a fermarmi e scoppiai a piangere.
Con il volto rigato di lacrime, sventolai la mano a mia volta. Lo zio allora la sventolò ancora più forte. Alle sue spalle brillava il sole.
L’aria pungente del mattino sembrava annunciare l’arrivo della primavera, e io le andavo incontro a spasso spedito.”

Tutti i personaggi ispirano simpatia, zio Satoru e zia Momoko, gli amici Takano e Tomo, l’accogliente bar di Subouru che mi ha fatto desiderare di esser seduta affacciata sulla vetrata, in una giornata fredda di pioggia, a sorseggiare il tanto decantato caffè in compagnia del mio Wada.

“Ti aspettavo, poi estrasse un tascabile dalla borsa e lo posò sul tavolo. Era la copia di “Amicizia” di Mushanokoji che avevo dimenticato la sera prima di partire.”

Ignoravo la curiosità per la fiera dei libri usati di Kanda, dove in tantissimi accorrono da ogni parte per perdesi tra cataste e cataste di libri.

Non ho letto tanta letteratura giapponese. La narrazione procede lentamente, appare piatta come se nulla debba succedere se non ciò che accadrà, tutto sembrerebbe un po’ noioso, ma forse quello che io definisco noioso è il loro procedere tra passeggiate, libri e caffè dove rintanarsi e fare nuove amicizie.
Mi ritrovo anche io seduta in quei fumanti bar a guardarmi intorno assaporando la quieta giornata, stringendo in mano il libro che mi accingo ad aprire.
Tutto è fermo, se non fosse per quei pulviscoli di polvere che ballano nella luce.
Fuori la giornata va avanti come sempre.

Buone prossime letture.

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