Dettagli Recensione
Quale Natale?
,,,” Il peggio doveva ancora venire e lo sapeva. Già sentiva un mondo di guai ad attenderlo dietro la porta che si preparava a varcare, ma allo stesso tempo il peggio che avrebbe potuto succedere se lo era già lasciato alle spalle: la cosa che aveva potuto fare e non aveva fatto, e con cui avrebbe dovuto convivere per il resto della sua vita”…
Un racconto di Natale ambientato nel recente passato, che per alcuni temi ( il viaggio della memoria, la ricostruzione di una vita, il cambio di rotta ) e atmosfere ricorda il celeberrimo “ Canto di Natale “ fatte le dovute proporzioni.
L’ atmosfera natalizia non si addice particolarmente a chi, come il quarantenne Bill Furlong, è sempre al lavoro e, in questi giorni in particolare, consegna con il suo camion legna, torba e carbone nelle case, una quotidianità di duro lavoro, denaro da riscuotere, ansia e pensieri sul futuro prossimo, una famiglia numerosa da mantenere ( cinque figlie ).
A lui sogni e desideri sono preclusi, eppure, in questo angolo d’ Irlanda nella metà degli anni ‘ 80 e in questo periodo, riemergono l’eco della memoria, frammenti della propria infanzia, sensazioni vivide di un passato privato del focolare domestico, una madre scomparsa prematuramente, un padre mai conosciuto, la famiglia Wilson che lo ha cresciuto.
E’ l’ avvicinamento a un altro Natale, in cui riflettere sulle cose che accadono, da decenni sempre le stesse, persone, luoghi, relazioni, accadimenti, scavando nel proprio io.
Da bambino Bill per il suo Natale avrebbe desiderato un padre da amare e un puzzle da costruire, non ha avuto nessuno dei due, niente torna una seconda volta.
A bordo del proprio camion si presenta alla porta di un mondo che non ha mai considerato proprio, un istituto frequentato da ragazze, gestito da suore, a proposito del quale circolano voci crudeli e contrastanti. Da questo luogo uscirà spogliato e scosso, con il dubbio se proseguire il quieto vivere nel silenzio di una comunità religiosa benpensante o osare e rischiare rincorrendo la voce della coscienza, rispondendo alla disperata richiesta d’ aiuto di una giovane donna.
Quale vita finora, oltre la moglie Eileen e le sue ragazze, quali le cose importanti, e il senso delle sue giornate?
Una voce interiore risuona continuamente nella propria testa e, quando il presente preclude gioia e benessere , si arriva a considerare una vita altrove o si rigetta l’ idea che essa sia soggetta al caso, fermi davanti a una porta in attesa che si apra, realizzando che le cose più vicine spesso sono le più difficili da vedere.
Una fiaba natalizia ben scritta, leggera e dal gusto un po’ amaro che si concede alla speranza. Temi già noti, il senso di appartenenza, il significato dell’ essere cristiani, il guardarsi e leggersi dentro, il rifiuto di tradizioni obsolete, il senso della vita e della comunanza, la forza di osare.
Anche qui, come nel recente “ Una buona madre “ di Catherine Dunne, si fa riferimento agli istituti di correzione per ragazze madri, agli abusi e alle morti ivi scoperte e a lungo celate, un capitolo buio e riprovevole della storia d’ Irlanda.