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Fumo tra le nuvole
USA. Un pastore d'anime e la sua famiglia un po' sgangherata.
E' il primo libro che leggo dell'autore. Mi aspettavo molto di più, e di diverso anche. Non avrei certo immaginato una scrittura e una struttura tanto prolisse in un romanzo contemporaneo, per giunta americano. Una zavorra per i miei gusti.
Poi varie ingenuità e parecchio 'tempo delle mele'.
Le estenuanti digressioni, piuttosto superflue, sul passato di alcuni personaggi e la narrazione particolareggiata fino alla pignoleria e alla pedanteria sono state per me essenzialmente fonte di tedio : i tantissimi particolari messi in campo spesso non hanno la forza dei dettagli rivelatori.
Ci sono pagine belle e momenti riusciti, questo va detto chiaramente. Ma tutto il resto è noia.
Altro dato parzialmente positivo è conferito dalla resa vivida dei personaggi. Però anch'essi non sempre risultano verosimili, credibili.
Ritengo che le parole, e la loro 'economia' nel linguaggio, siano importanti. Fondamentali in letteratura. Non mi piace pertanto vederle buttate lì. E non si può dare sempre la colpa alle traduzioni!
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Non mi è piaciuta la prolissità. Poi, ecco, si aprono pagine bellissime e profonde. Ben presto però ricominciano parole, digressioni, parole...
“[…] la mia operazione è stata più volte una sottrazione di peso; […] soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.”
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