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Storia di una mutazione
Un titolo di per sé già evocativo che in estrema e raffinata sintesi racchiude la sinossi di questo romanzo: Calliope Stephanides, un protagonista (ma anche una protagonista) che scopre la propria bizzarria ed eccentricità sessuale causata da un gene recessivo che complici i capricci dell’ereditarietà si manifesta durante l’adolescenza. Ma visto che il mondo tratteggiato da Eugenides è tutto fuorché scontato e prevedibile, il titolo va oltre il suo significato più prossimo, in quanto dalle parole di Calliope, si capisce che “Middlesex” è in realtà un luogo, la casa che ospita tutta quanta la famiglia Stephanides, emigrata poco dopo la fine della prima Guerra Mondiale dalla Grecia verso gli Stati Uniti ed in particolare la città di Detroit.
A modo suo Eugenides attraverso le parole di Cal, nato femmina e poi diventato maschio, l’ermafrodito che narra la sua storia in prima persona, descrive un’epica che strizza l’occhio alla letteratura classica considerata l’origine greca dello stesso autore poi traslata alla famiglia Stephanides. Perché la sapiente capacità autoriale fonde il classicismo con la modernità più sconvolgente, addirittura in anticipo sui tempi, quando le questioni sull’identità di genere rispetto a quella biologica non erano ancora così rilevanti come ai giorni nostri. Eugenides anticipa che la storia di Cal attinge a Omero con un richiamo esemplare e adattato nelle prime pagine del libro: “Cantami, o diva, del quinto cromosoma la mutazione recessiva! Cantami di come fiorì sui pendii del Monte Olimpo…..Cantami le nove generazioni per cui viaggiò”.
Eugenides non dimentica i propri illustri avi ma l’intreccio che costruisce è tutt’altro che pomposo ed elegiaco, perché la storia di Calliope è in realtà una saga familiare sullo sfondo della storia americana, con alcuni passaggi memorabili come il racconto del lavoro logorante, ripetitivo ed estraniante alla catena di montaggio della Ford svolto dal nonno di Cal. Allo stesso tempo però ama variare e condire la storia con elementi di un realismo magico che ricordano un po’ Marquez, tra cui spicca la meravigliosa trovata di affidare alle arti divinatorie di nonna Desdemona la previsione sul futuro sesso del nascituro, basandosi sulle oscillazioni di un cucchiaio d’argento. E naturalmente al centro di tutto sta quindi la storia di Cal, il racconto dalla nascita all’adolescenza, fino all’età adulta, dando ampio risalto ad una serie di elementi chiave che accompagnano il lettore, come se si trattasse di indizi, di tasselli che man mano si ricompongono a proposito della presunta anormalità della Calliope femmina: il menarca che non arriva, il seno non sviluppato e soprattutto la travolgente passione adolescenziale provata nei confronti di una ragazza chiamata “l’oscuro oggetto del desiderio”.
Eugenides non ha però bisogno di colpi di scena od espedienti narrativi per stupire, anzi fin dall’incipit anticipa al lettore il cuore della storia: “Sono nato due volte: bambina, la prima….e maschio adolescente, la seconda”. Lo stupore infatti sta nella vicenda così sui generis di Cal, nella sua semplicità in quanto le sue insicurezze, i suoi turbamenti, i facili entusiasmi sono in fin dei conti caratteristiche comuni a tutti gli individui in cui anche il lettore può riconoscersi.
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Questo libro è già considerato un 'classico' , ma l'argomento non mi attraeva particolarmente e così la consistenza quantitativa del tomo, per cui non l'ho letto. La tua interessante recensione mi ha però incuriosito.