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,,,Tutto cambia e tutto resta uguale…
…..” Tutto cambia e tutto resta uguale “….
Settant’anni anni di storia inglese filtrati attraverso gli occhi di Mary e della famiglia Lamb, sette tappe che iniziano dalle celebrazioni per il giorno della vittoria ( 8 maggio 1945 ) fino al suo settantacinquesimo anniversario ( 8 maggio 2020 ).
Una nazione che si specchia nella vita e nelle tradizioni della famiglia reale, nei film di James Bond, nei leggendari mondiali di calcio del ‘66, che fatica a ricostruirsi nel periodo post bellico, attraversata da un certo fermento culturale negli anni ‘60, culla di mode e cambiamenti, che vive di ricordi e di nostalgia per la grandezza perduta, si contrappone a Francia e Germania in una guerra economica che abbraccia l’ Europa intera, fiera del proprio pragmatismo, isolata dalla Brexit ( 2016 ), che celebra l’ anniversario della rinascita in pieno lockdown da Coronavirus.
Jonathan Coe ripresenta e rappresenta il cuore di una nazione al declino attraverso quattro generazioni di Lamb, al centro la fabbrica del cioccolato Cadbury e Bournville, una cittadina di classe alle porte di Birmingham, ridefinisce un certo inglesismo, contrappone l’ idea di provincia alla grande metropoli, critica aspramente le politiche di alcuni governi e i loro protagonisti, lo sciagurato Boris Johnson in primis, le contraddizioni del paese, contrappone lo sfarzo delle tradizioni monarchiche alla disperazione di una massa popolare indistinta.
La narrazione fa riferimento a personaggi di altri romanzi, pensiamo a Thomas Foley ( “ Expo ‘58 “ “ La pioggia prima che cada “ “ Io e Mr Wilder “) e alla sua famiglia ma anche al deputato Paul Trotter ( “ La banda dei brocchi “ e “ Circolo chiuso “) e l’ autore evoca la perdita della propria madre durante il lockdown del 2020.
Una caleidoscopica giostra di accadimenti, un distillato di inglesismo, un progetto ambizioso ma difficile da costruire e da rappresentare. Come ridurre settant’anni in quattrocento pagine senza cedere a una sintesi estrema, a superficialismi e banalizzazioni, come trasmetterne l’ essenza conservandone i contenuti? Piuttosto difficile, c’è il rischio di allontanarsi dal cuore del racconto e dalle sue profondità, scindendo semplici fatti di cronaca dalla vita reale, generando una fiction che restituisce di tutto un po’ ma priva della profondità e acutezza da sempre marchio di fabbrica dell’autore, quella forza espressiva che è genuina irriverenza e caustica rappresentazione di una grande nazione.
E allora che cosa rimane oggi di questa Inghilterra? Una monarchia che è tradizione, storia, tutto, una regina simbolo di un destino già scritto, una principessa del popolo, un paese con lo sguardo rivolto al passato, uno snobismo ricoperto di intelligenza, un pragmatismo che non eccelle in inventiva, il progressivo ripiegamento sulle proprie certezze, smarrite nel tempo, una …” combinazione di nazionalismo e di spirito ameno”...
Il romanzo accoglie scarni momenti di intensità in una seconda parte che ne riassume i contenuti, il microcosmo sentimentale di una donna mentre rievoca una vita intera, distillato di pensieri e di fotogrammi nel respiro degli accadimenti.
Ecco una madre e un figlio discorrere di vita e di amore ( Mary e Peter ) liberi di farlo, di quello che avrebbe potuto essere e non è stato, dell’ importanza di sentirsi liberi e se’ stessi. Ed ecco le lacrime di un uomo ( Geoffrey ) che …” settant’anni di storia e di avvenimenti personali e famigliari non gli hanno mai strappato “…, una donna ( Bridget ) invisibile alla famiglia per il colore della propria pelle, tollerata ma mai amata, che si sente un’ estranea da sempre e una giovane ( Susanne ) con velleità artistiche che esce dall’isolazionismo per farvi ritorno e scopre le proprie origini tedesche.
Ciascuno inevitabilmente cede a una dimensione personale, la storia all’ interno della famiglia, immagini di tradizione e solennità che scorrono e si ripetono uguali a se stesse, cos è successo in tutti questi anni, genitori, figli, mariti mogli, nipoti, nonni, una vita che richiede altro, tra ..” tradizioni sconvolte e mantenute”...
Quanto lo scorrere del tempo ha determinato il proprio e viceversa, quanto le riunioni famigliari davanti a un televisore, nei luoghi di culto e nelle pubbliche piazze rimandano un’ essenza o un semplice rito di passaggio, il tentativo di mantenere un cerimoniale, le proprie certezze, uno status quo che nasconde il fallimento, ciò che è visibile, l’ assenza di una reale condivisione e vicinanza?
Oggi la gente non si abbraccia più, si sfiora con i gomiti, il contatto umano ridotto a tabù, …” Il lungo lockdown non e’ nostalgia per il 1945, ma per i primi mesi del 2020, per quei giorni ormai lontani in cui si poteva uscire di casa e stare in compagnia di altre persone “….
Oggi il futuro è fragile, nebuloso, incerto, i nostri nipoti qui e altrove, c’è una donna anziana sola, isolata, al tramonto, che sente la mancanza di qualcuno con cui condividere i propri ricordi, che ritorna nei luoghi della memoria di una vita che fu con la paura di oltrepassare quella porta, di esporsi a un contagio invisibile ma onnipresente, in compagnia di se stessa e dei propri figli ormai sessantenni che non può incontrare….
Jack …” che non prende mai le cose sul serio “…, Martin …” troppo serio ma affidabile”… chiedendosi come ha fatto a crescere due ragazzi tanto diversi.
E poi c’è Peter….
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Da quanto scrivi, forse questo non è il testo ideale per cominciare.