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Quattro matrimoni e un funerale
Dopo la lettura di "Finché il caffè è caldo" non ero troppo convinta di voler continuare la serie, specialmente perché non riuscivo neanche ad immaginare cosa potesse essersi inventato di nuovo l'autore per i volumi successivi; nel frattempo però mi è stato regalato "Basta un caffè per essere felici", quindi mi sono sentita spronata a proseguire. Ma metto già le mani avanti: salvo altri (sempre graditi!) doni, non ho in programma di leggere il terzo libro a breve.
Anche in questo seguito, il volume è diviso in quattro novelle, in alcuni casi con il titolo in comune con le precedenti. Torniamo quindi al misterioso caffè edochiano in cui, seguendo un rigido decalogo di regole e raccomandazioni, è possibile viaggiare nel tempo e rivivere quindi un momento del passato oppure dare una sbirciata al futuro. I personaggi che fruiscono di questo particolare servizio sono dei volti nuovi, ma dietro al bancone tornato Kazu e Nagare Tokita, questa volta affiancati da Miki, la figlioletta settenne di lui.
Forse perché già sapevo che tipo di narrazione aspettarmi, questo libro mi ha convinta un po' di più del primo capitolo. Sono di nuovo promossi l'atmosfera sognante, quasi magica, che si respira nel caffè ed il concetto ben ragionato dietro ai viaggi nel tempo. Mi sono piaciuti anche il parziale senso di evoluzione che si percepisce nelle vicende -nonostante le storie rimangano scollegate tra loro- e la scelta di creare una narrazione più ampia e corposa, andando pian piano a fornire maggiori informazioni sui personaggi ricorrenti.
Ho apprezzato la possibilità di vedere qualche scorcio di una realtà molto diversa da quella occidentale, in cui si vive secondo altri valori e ci si relaziona in maniera più formale. Ad avermi colpita principalmente però sono state le intenzioni dei viaggiatori: l'autore dimostra sicuramente una maggiore inventiva in questo senso, soprattutto perché deve tener conto della regola per cui non si può in alcun modo influenzare il corso della Storia.
Purtroppo per alcuni aspetti questa serie non riesce ancora a conquistarmi: trovo lo stile di Kawaguchi abbastanza povero, a tratti quasi asettico, con una prosa che si perde in tediose ripetizioni (specialmente delle regole per viaggiare nel tempo, ribadite in ogni singola novella!) rendendo il ritmo a dir poco indolente. Per mio gusto personale poi non vado matta per le storie in cui si tenta palesemente di arruffianarsi il lettore con vicende tragiche in modo estremo; un difetto oggettivo è invece la presenza di informazioni di cui un dato personaggio non dispone nel suo POV, seppur in terza persona.
Devo infine bocciare per la seconda volta l'edizione di Garzanti che, oltre ad avere un rapporto qualità/prezzo discutibile, non propone nessun contenuto utile a far comprendere al lettore la cultura giapponese, e in alcuni casi non riporta neppure la traduzione dei termini lasciati in originale! A questo punto temodi non potermiaspettare nulla di più da parte loro per il terzo capitolo della serie.
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