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Una bibliotecaria speciale
Michiko Aoyama, vive a Yokohama. Dopo la laurea ha lavorato come giornalista in Australia, prima di rientrare in Giappone ed intraprendere la carriera di editor e scrittrice. I suoi libri hanno ricevuto numerosi riconoscimenti in patria, tra cui il Miyazaki Book/Award e il Miraiya Shoten Grand Prize. Ora pubblica, con la casa editrice Garzanti, un libro intitolato Finchè non aprirai quel libro, incentrato sul potere salvifico dei libri.
Sulla scia del successo di Toshikazu Kawaguchi e del suo libro Finchè il caffè è caldo, dove le storie umane venivano raccontate in una caffetteria, qui le vicissitudini o meglio le ambizioni umane vivono il suo naturale exploit in una biblioteca di quartiere. Siamo a Tokhyo , e la biblioteca è nel quartiere Hatori, all’interno di una costruzione denominata Hatori Community House, in cui:
“era affiancata a una scuola elementare che si trovava a meno di dieci minuti di distanza. Si svolgevano vari corsi ed eventi: shogi, haiku, ritmica Dalcroze, hula dance, ginnastica per la salute. (…) c’era scritto che poteva partecipare chiunque, a patto che fosse del quartiere. “
Al bancone di questa biblioteca si trova la signora Komachi Sayuri, una donna:
“estremamente … sì, estremamente grossa. Più che grassa, era proprio grossa. Mento e collo erano tutt’uno, la pelle era bianca, e, sopra un grembiule beige, indossava un cardigan color avorio lavorato a maglia grossa. La sua figura mi ha fatto pensare a un orso bianco rintanato in una cavità per il letargo.”
Lei, per ogni visitatore, fornisce una risposta a quella che è una domanda di rito: “che cosa cerca?” la risposta , ovviamente, varia a seconda dell’interlocutore che la pone. Resta invariato il rito seguito dalla signora Komachi:
“Ho sentito come se il mio corpo venisse morbidamente avvolto. Era una voce strana la sua. Non era gentile, né allegra, e aveva un tono basso e piatto. Eppure quella singola frase faceva venir voglia di affidarle sia il mio corpo sia il mio animo e lasciava percepire la sua generosità.”
La bibliotecaria è dotata di intuito, e percepisce nell’intimo quelli che sono i desideri più reconditi delle persone che ha innanzi a sé. Così per Tomoka che ha perso la serenità; per Ryo che ha un sogno, quello di aprire un negozio di antiquariato; per Natsumi che dopo essere diventata mamma ha visto ridimensionarsi drasticamente le prospettive di carriera all’interno della redazione in cui lavora; e Hiroya, giovane che non trova identità e posto di lavoro. Ognuno di loro esce cambiato da questo incontro, e con un libro nuovo, capace, se seguito, di cambiare il loro corso di vita.
Finchè non aprirai quel libro racchiude in sé una prospettiva sempre aperta di rinnovamento e di cambiamento della propria identità nel mondo, e lo fa attraverso i libri. Perché, come affermava lo stesso Borges:
“Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini.”
Un romanzo sui libri, ma non solo: un dipinto fedele dell’universo Giappone, di alcuni suoi miti, usanze e tradizioni. Per chi ama questi argomenti inusuali, e una vera attrazione irresistibile.