Dettagli Recensione
Il combattimento della vita
Miriam Toews inscena una dimensione femminile ristretta, tre generazioni di combattenti, nonna, madre, figlia, tutto ciò che resta di un nucleo famigliare in cui gli uomini richiamano un passato doloroso e sono assenti.
La voce eccentrica di una ragazzina spigliata, Swiv, cacciata da scuola per la propria irriverenza, reclama un padre scomparso nel nulla, mostra la sgangherata esistenza di una vita difficile da definire e di un passato che confluisce in divertenti e ansiosi giorni di combattimento.
La narrazione profonde un ritmo incalzante, monologhi e dialoghi prolungati, una vivida intelligenza tra risate e malinconia, invenzioni estremizzate e surreali in una profondità dissacrante che si svuota di senso per restituire un senso, un impavido e irridente giuoco all’ eccesso che scorre nel dolore e nelle difficoltà del presente.
C’è una nonna che …” scherza sempre e quando è seria scherza a metà “…, a cui piace ridere e andare veloce, le cui storie sono rapide, rognose e divertenti, come la vita, che possiede il dono dell’ ottimismo, non ha nulla da perdere, restituisce la saggezza della complessità, che ha gioito e sofferto e gusta ogni istante senza piangersi addosso anche se costringe chi le sta accanto a …” un quotidiano menu di transiti intestinali, gotta, nevralgia del trigemino, angina”….
C’è una madre crepuscolare, svuotata di senso, in pieno esaurimento nervoso e in gravidanza geriatrica, che ha tradito per coprire il proprio dolore, che non è stata una buona madre, che si è sempre protetta scappando da se’ e dagli altri e recitando un copione che non le appartiene, specchiandosi nel proprio ruolo di artista, stressata, impaurita, ansiosa, arrabbiata.
La piccola Swiv si intrattiene con la nonna in quotidiane …“ riunioni di redazione”…, scrive alla madre, dialoga con il padre, vorrebbe una famiglia ma deve occuparsi dei cocci della propria, di quella nonna eccessiva e di una madre depressa, varcando la soglia del tempo per vivere l’ incertezza del presente, un viaggio prematuro nella complessità della vita e dei sentimenti, nella piena consapevolezza, nella serietà giocosa di una battaglia senza fine.
In fondo lei non aspira che a un pizzico di comprensione, di amore e di senso di appartenenza, scrutando l’ indefinibile turbinio emozionale circostante, perché ogni bambino ha il terrore di rimanere solo in una vita a tutto e a tutti indifferente.Tre voci, tre donne e un senso di appartenenza, quale il significato se non l’ essenza della vita, un abbraccio alla propria umanità, una sofferenza che è la sofferenza del mondo, combattere significa guardarsi dentro, ripetersi delle cose importanti, comunicare ed essere amici anche delle persone morte.
La vita di fatto è un’ immersione nell’ assurdo, un caos destinato al fallimento, alla pazzia e alla morte, e allora non resta che essere e lasciarsi andare a quello che si è.
La consapevolezza della propria fine risuona nel pianto di una creatura appena sbocciata, l’ eco di se’ nei gesti e nelle parole di chi resta, in quella lotta inafferrabile tuttora in corso.
Un romanzo avvolto nella leggerezza con riflessioni che abbracciano i temi di una vita irrinunciabile, in cui il caso la fa da padrone ma una indiscutibile disorganizzazione emozionale è sovrastata dal calore di un abbraccio e dal lascito degli insegnamenti altrui. I temi e i dialoghi in parte richiamano la freschezza narrativa e la giocosità’ di Fredrik Backman, la prosa acuta e pungente ci restituisce la voce convincente e matura di una scrittrice a tutto tondo.