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Rituale consolidato
Una vacanza di due settimane che si ripete da vent’anni, la medesima località di mare, Bognor, lo stesso alloggio, Vistamare, un rituale famigliare consolidato dopo un anno intero di attesa.
Bognor è un luogo che ha saputo stregare e trattenere gli Stevens, due genitori e tre figli, la vigilia prima della partenza sottolineata in rosso, da vivere e immaginare come la serata più bella dell’ anno.
Un elenco di cose da non dimenticare, la possibilità di ritagliarsi uno spazio del tutto personale, un angolo di fuga da e in un microcosmo piccolo borghese, immagini, condivisione, sogno.
Per la verità non tutto è come sembra e, se per il signor Stevens la vacanza è un momento di riscatto sociale, di sfogo emozionale incomprensibile e non analizzabile, concedendogli la possibilità di essere quello che avrebbe potuto e non è stato, per la signora Stevens non sono che due settimane fastidiose e affliggenti, dove fingere di divertirsi, sovrastata dal rimorso per non riuscire a essere come gli altri. Eppure se un membro della famiglia le chiedesse quale parte della vacanza preferisce lei risponderebbe tutta perché …”una vacanza è fatta per piacere “….
Due settimane di intimità a distanza, ciascuno libero di ritagliarsi i propri spazi, una sospensione spazio-temporale in cui riflettere su se stessi e sulla propria vita e, paradossalmente, estraniarsi da tutto e da tutti, osservando con stupore i fotogrammi della propria casa con sguardo privilegiato da un treno in partenza.
La vacanza esprime un ideale di fuga e di permanenza, allontanamento e avvicinamento, l’ amore per il mare nei suoi svariati stati d’ animo, su tutto aleggia uno spirito di gioiosa e sfrenata libertà, qui non ci sono ne’ padroni ne’ servi, ne’ impiegati ne’ dirigenti, solo uomini e donne la cui unica professione condivisa e’ quella di villeggianti.
I primi giorni … “indugiano quasi interminabili” …, ma poco alla volta il tempo acquista velocità, la seconda parte della vacanza è la migliore fino all’ ultimo giorno in cui tenere a bada il dispiacere, con una parte da recitare, come tutti quanti, dimenticando il resto.
Il romanzo di R.C.Sherriff, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo inglese trapiantato a Hollywood negli anni trenta, scritto nel 1931, nato dall’ idea di descrivere in modo immaginario la vacanza di una delle tante famiglie che annualmente si recavano nella località balneare di Bognor, restituisce un costrutto basato su una certa fluidità espositiva inserito in una quotidianità ripetuta e noiosamente assorta.
Gli Stevens sono una famiglia come tante, intrappolata nelle proprie dinamiche piccolo borghesi, vestita di normalità, il lettore tra le pagine ripercorre con leggerezza e disincanto istanti di infanzia e giovinezza già visti e vissuti.
Una scrittura semplice e diretta, un’ accuratezza descrittiva in una levita’ di sentimenti che in alcuni tratti non si rivela tale, ripetizione, finzione, noia, gioia condivisa, le stesse persone, gli stessi gesti, i giorni e gli anni fissati nel tempo e nella memoria, un certa pesantezza di sentimenti, un microcosmo di tradizioni consolidate e di piccolezze forse destinato a cadere, ma non importa.
…”Era stupefacente come fosse volato il tempo! In realtà non avevano fatto quasi niente, a parte i bagni e oziare un po’, eppure era stata una vacanza splendida. Quella vacanza aveva fatto un gran bene a tutte cinque. Come si somigliavano le loro vacanze “….