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Quanto sono schierata? Ammetto il contraddittorio?
E’ giugno e siamo a Londra.
McEwan ci introduce senza preamboli nel racconto, nella vita del giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye, cinquantanove anni. Sposata con Jack. Una vita di coppia al capolinea.
I piccoli dettagli che sembrano detti per caso, aiutano ad inquadrare perfettamente l’ambientazione e i protagonisti della storia.
Fiona, “una chaise longue a fissare in fondo alla stanza, oltre i propri piedi scalzi, lo scorcio di una libreria a incasso accanto al camino…”
E’ coinvolgente il lavoro di Fiona presso la Sezione Famiglia dell’Alta Corte britannica.
Le piomba, improvvisamente addosso, il caso di Adam Henry, diciassette anni, malato di leucemia. Necessita urgentemente di una trasfusione, ma sia il ragazzo che i genitori, in quanto Testimoni di Geova, rifiutano categoricamente. L’ospedale chiede l’autorizzazione a procedere, anche contro la loro volontà. Il compito di Fiona non è salvarlo, ma stabilire cosa sia logico e legale. E’ la difficoltà di giungere a una conclusione attraverso la legge.
E’ impossibile non ragionare, non pensare, non schierarsi. Forse è proprio ciò che l’autore vuol fare, portare al centro del dibattito un argomento così divisivo.
Una morte lenta e orribile, la libertà di rifiutare una terapia medica come diritto fondamentale di ogni cittadino adulto. Sottoporre un paziente a una terapia, senza il suo consenso, costituirebbe un reato contro la persona. Il rifiuto a essere trasfuso è un diritto. Non schierarmi uno sforzo destinato a fallire. C’è la possibilità di infezioni a seguito delle terapie trasfusionali, certo, ma cosa c’è di più certo della morte? L’autore riesce a guardare e farci guardare entrambi i punti di vista, le tesi sono suggestive e sembra quasi che riescano a farmi cambiare idea. La religione diventa elemento divisivo e potentissimo.
Il mio pensiero si sposa perfettamente con quello esattamente all’opposto dal mio.
McEwan infonde dubbi, la materia è tanto delicata quanto politicamente s-corretta. La certezza che una possibilità di salvezza esista. La certezza che tale possibilità venga giustamente rifiutata. Mi fermo. Non colgo le ragioni. Perché non le condivido? Sono capace di vedere oltre ciò che ritengo giusto?
E’ strano, quello che è partito come un romanzo per far compagnia, mi spiazza mettendomi di fronte ai miei limiti, alle mie chiusure mentali che forse ignoravo. Cado nuovamente e nuovamente in errore. Continuare a ragionarci non mi aiuta.
“Perché esattamente non vuoi una trasfusione?”
Poi osservo la copertina e una volta tanto le do’ un significato. Non succede sempre. E non perché non le guardi con la giusta attenzione.
La lettura procede speditamente, rallenta solo verso il finale, come se in fondo il finale non sia l’elemento più importante del racconto. Conta ciò che è stato detto, ciò che è successo fin qui. Nulla potrebbe togliere o aggiungere, dunque non mi delude né mi appaga. E la sensazione di frettolosità che nel finire del racconto percepisco questa volta non mi delude.
Buone prossime letture.
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Commenti
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grazie.
A me questo scrittore piace molto, anche se questo non è tra i romanzi che preferisco.
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Anche a me questo libro è piaciuto abbastanza. Ma l'autore non è tra i miei scrittori preferiti.