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La porta: limite e confine
Una porta che è muro invalicabile, limite tra il mondo pubblico e l’inesplicabile privato. Una porta è, però, anche confine, fragile segmento che divide due individualità.
La porta che nasconde l’abitazione di Emerenc, una vecchia cinica travolta dalle tragedie del Novecento, cela una storia troppo difficile da raccontare, fatta di “piccole cose di pessimo gusto”, ricordi di una vita che nessuno può comprendere, una storia che non vuole raccontarsi. La dura vita di Emerenc si mostra in sacri oggetti nascosti, nei residui del dolore che ha lasciato, in un atteggiamento a tutto indifferente, incomprensibile a chi non ha vissuto quello stesso mal di vivere.
Della tragicità che il Novecento ha portato con sé non rimane ad Emerenc alcuna lezione, alcun insegnamento. La storia smette di essere magistra vitae e lascia soltanto un dolore da estirpare alla radice, in modo brusco.
L’ostilità e crudezza con cui Emerenc guarda alla vita e all’altro rimane per gran parte del romanzo incomprensibile alla narratrice, che dopo averla assunta come domestica rimane aggrovigliata nei misteri della vecchia. Lo stesso lettore è diviso tra l’umana compassione che la storia della domestica suscita e l’ostilità che genere la sua figura.
Se Emerenc è la donna della concretezza, delle cose, rifiutando spiritualità e ideali, Magda, scrittrice di successo e narratrice del romanzo, è, invece, colei che si nutre di parole, che attende con pazienza un sillabato racconto che riveli le ragioni sottese al comportamento della vecchia. Ma l’unica cosa che resta dell’attraversamento del Novecento di Emerenc è il dolore delle cose, che urlano un malessere ineffabile.
Queste due donne, pur rappresentanti di due mondi incomunicabili, si rincorreranno per tutto il romanzo, e noi con loro, cercando una comunicazione che non rompa l’ostacolo della porta ma lo attraversi.
“La porta” è allora il racconto dell’incomunicabile svelamento del grande dolore del secolo breve.
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A me questo libro, anche riletto, è piaciuto moltissimo. E devo dire che personalmente non ho percepito "ostilità" relativa alla figura di Emerenc, personaggio che ho trovato letterariamente interessante.
Mi ha molto incuriosito poi la figura di Magda, che porta il nome della scrittrice stessa. Considerate altre particolarità del personaggio, ho pensato subito ad una coincidenza autobiografica. Non so se a ragione.