Dettagli Recensione
Il tradimento della nazione
«Fife, sulla sedia a rotelle, si gira e dice alla donna che lo sta spingendo: Non ricordo più perché ho accettato di fare questa cosa. Tu sai dirmi perché ho accettato? È la prima volta che glielo domanda, ma non è una vera domanda: è umorismo lieve, tra l’autoironia e l’autocommiserazione, e Fife si è espresso in francese, ma lei dà l’impressione di non comprenderlo.»
Cos’è davvero la nostra vita? Quanto e quando abbiamo davvero vissuto? Quanto e quando siamo scesi a compromessi o abbiamo mentito, millantato, commesso azioni più o meno deprecabili? Viviamo secondo quello che è il nostro codice d’onore, viviamo secondo quelli che sono i nostri obiettivi eppure, un giorno come un altro, ci risvegliamo ed è tempo di bilanci. Quale senso ha davvero avuto la nostra vita? Quale senso ha? Qual è, se c’è, il nostro lascito? Questo è anche un po’ quel che accade in queste pagine quando conosciamo Leonard Fife, icona in quel del Canada in cui vive da decenni, padrone di storie narrate tra menzogne e verità, tra documentari e racconti, tra omissioni e derisioni. Uomo che con il suo primo lavoro ha smascherato la collusione tra governo canadese e americano allo scopo di testare il famigerato Agent Orange. Ed ora è alla fine della sua vita. Una vita che dovrebbe celebrare i suoi successi, evidenziare il suo legame con l’amata moglie Emma, con i suoi allievi, figure che adesso sono al suo capezzale per ascoltare la sua grande storia. Ma ecco che qualcosa accade e che quella storia narrata da quell’uomo che appare finito e sulla sedia a rotelle, prende una dinamica e una forma diversa, perché quelle che profferisce sono parole fatte di una verità ignota al grande pubblico. Lui è colui che ha cambiato il cinema documentario ed ora che è dietro alla macchina da presa si muove nel tempo, narrando e ricostruendo. È una storia fatta di fughe, tradimenti, paure, viltà, bugie. Una storia che distrugge quella maschera indossata sino ad ora. Oppure no? Una lunga intervista fluida di pensieri. Una vita che scorre come un fiume in piena. È giunta l’ora di rimettere ordine al caos di ricordi, di dare loro nuova linfa e anche giustizia.
«La menzogna potrebbe restare sepolta sotto la verità, continuare ad essere la sua colpa inconfessabile.
Perché no?
La menzogna è ancora abbastanza solida da sostenere la verità, e Fife l’ha passata liscia per cinquant’anni: può lasciarla sepolta per le poche settimane o i pochi giorni che gli restano da vivere, e nessuno ne saprà mai nulla.»
Ma qual è il ruolo della morale? “I tradimenti” di Russell Banks è un romanzo complesso, dove nulla è scontato, dove i messaggi e le riflessioni sono sottese. Partiamo dal presupposto che Banks ha la grande capacità e obiettivo, da sempre, di raccontare il sogno americano e di riuscirvi improntando e impostando i suoi scritti con una verve fortemente critica e anche ironica. Nelle opere precedenti ha sempre evidenziato quelle che erano le criticità del sistema, le difficoltà dei ceti più poveri, le disparità sociali ma anche l’illusione di un perbenismo improbabile quanto inarrivabile, il razzismo, la discriminazione lato sensu, la diversità, il ruolo, ancora, delle classi dominanti rispetto a quelle subalterne. Ma con quest’opera ultima quel che viene messo in evidenza è anche il cambiamento epocale. È come se ci si trovasse davanti a un punto di rottura, ed è già il protagonista a rendercene prova essendo, questo, icona di un tempo ormai non più presente.
E non saranno tanto le rivelazioni l’elemento centrale del testo. Queste saranno sì forti e sconvolgenti ma non avranno il carattere di assoluzione. Ancora, siamo davanti a una confessione vera e propria, ma il nucleo centrale della narrazione e sviluppo dello scritto non è dato a Fife come a nessun altro personaggio introdotto. La domanda dunque che sorge spontanea è: qual è l’obiettivo di Fife/Banks? Fare i conti con un passato che è un macigno sulle spalle o fare i conti con la propria coscienza? Qual è l’effetto di quelle scelte che sono state fatte e che sono delle fughe? È necessario comprenderle esattamente come lo è ricollocare la morale nell’etica. È possibile avere assoluzione in virtù della fuga compiuta? Qual è il confine dell’etica? A far da sfondo un paese con i suoi pregi e i suoi difetti, con un tempo che ha visto il susseguirsi di ideologie, fasi storiche, economiche, politiche, un passato che riporta a un presente imperfetto. Non manca nemmeno il riferimento al conflitto bellico, che è atto liberatorio, espressione di follia dei potenti, un invito a rileggere il nostro tempo che chiarezza e lucidità e non con ideologie e moti del momento.
«Il flusso del tempo che ha rotto gli argini e le dighe che hanno trattenuto i suoi segreti per quasi tutta la sua vita. La sua mente è inondata di ricordi, e il loro traboccare porta con sé i detriti dei suoi timori e sogni più reconditi, delle sue esperienze e ambizioni e fantasie, insieme a canzoni, racconti, poesie e film che ha amato – le macerie della sua vita – e lui, incapace di distinguerli, li racconta tutti.»