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Recensione finanziata dai fazzoletti Tempo
Ultimo libro nella mia Random TBR estiva, "Dalla parte di Bailey" è una lettura che ho procrastinato al più possibile; questo perché qualche giorno dopo averlo sorteggiato casualmente la cagnolina che avevamo in famiglia da undici anni si è ammalata ed è venuta a mancare nel giro di pochi giorni. Di conseguenza non ero dell'umore adatto per leggere un romanzo su un cane, ancor meno uno su un cane che muore svariate volte, come la sinossi stessa anticipa. Ho preferito aspettare un paio di mesi: l'attesa non mi ha evitato di piangere a dirotto per oltre metà della lettura, ma almeno sono riuscita anche a sorridere in alcune scene, cosa che fino a qualche settimana fa non pensavo proprio sarei stata in grado di fare.
La narrazione poggia su un concetto che personalmente trovo sempre molto interessante, anche quando viene proposto in chiave alternativa, ossia un protagonista in grado di ricordare le sue vite precedenti. Seguiamo quindi il cane Bailey -che ha parecchi altri nomi, ma per praticità utilizzerò questo- mentre impara a conoscere il mondo umano e, una vita dopo l'altra, acquisisce sempre maggiori capacità per raggiungere infine quello che vede come lo scopo della sua esistenza. Questa diventa quindi una storia di formazione decisamente insolita: Bailey incontra diversi padroni, rinasce in diverse razze canine e cambia perfino genere; il suo rapporto più importante però è quello con Ethan Montgomery, che lui identificherà sempre come il suo bambino.
Non ci sono però solo momenti gioiosi nell'esistenza di Bailey, che spesso si trova anzi a dover soccorrere ed aiutare i suoi padroni e non solo. In questo senso il romanzo accenna anche a dei temi delicati, che però il punto di vista ed il ritmo incalzante rendono impossibili da approfondire. Lo stesso vale per i personaggi secondari, forse con la sola eccezione di Ethan: tutti presentano una caratterizzazione abbastanza superficiale e priva di ambiguità, per cui è palese fin da subito chi sia buono o meno.
Un altro aspetto che mi lascia combattuta è il modo in cui Bailey percepisce la realtà, perché da un lato è molto divertente leggere le strane descrizioni di oggetti o luoghi normalissimi ma resi bizzarri dal suo punto di vista, dall'altro verso l'epilogo questa visione quasi ingenua del mondo umano sembra venire meno quando Cameron gli fa enunciare riflessioni fin troppo complesse (e parecchio pedanti, a mio avviso) su cosa renda la vita completa.
Tolto questo dettaglio, la narrazione attraverso gli occhi di Bailey riesce ad intrattenere e trasmettere l'impegno dell'autore per rendere credibile i comportamenti e le azioni del cane. Questa verosimiglianza è uno dei aspetti più riusciti del romanzo, assieme ad una grande inventiva che trasforma anche la situazione più semplice in un'avventura ricca di emozioni ed interesse per un cane.
In generale, ritengo sia una lettura molto piacevole, che sicuramente presenta una forte componente emotiva anche per chi non ha mai avuto un animale domestico; bilancia bene momenti tristi e divertenti, e veicola un messaggio forse semplice ma non per questo meno importante. Unica controindicazione, l'eccessivo utilizzo di fazzoletti: questo romanzo ha fatto la fortuna di Tempo, Kleenex e Scottex!