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Un viaggio nel Nuovo Testamento
Ne "Il Regno", opera a metà tra saggio critico, romanzo storico e racconto autobiografico, Emmanuel Carrère presenta al lettore il risultato dei propri studi sul Nuovo Testamento. L’introduzione è costituita da un’ampia sezione autobiografica, in cui l’autore chiarisce i motivi alla base della genesi del libro. Egli, infatti, è stato un fervente cristiano per due anni del suo periodo giovanile, e si propone ora di ritornare sulle tematiche di fede dal punto di vista di un agnostico. La parte centrale, il vero e proprio cuore dell’opera, rappresenta invece un viaggio tra le pagine degli Atti degli apostoli e del Vangelo. A partire dalle vicissitudini dell’evangelista Luca, il libro si apre a mille digressioni: personaggi, luoghi, fatti storici, questioni filologiche ed esegetiche, riflessioni personali e molto altro.
Nonostante le oltre quattrocento pagine, ho trovato "Il Regno" una lettura assai piacevole. Il più grande merito dell’opera, a mio avviso, sta nell’illustrare in modo semplice, accessibile anche a chi non possiede conoscenze pregresse, argomenti altrimenti riservati agli specialisti. Essa, inoltre, si sforza di adottare un punto di vista neutrale – né religioso, né ateo: agnostico – permettendo al lettore di giudicare autonomamente le informazioni offerte, nel quadro di una riflessione sulla propria fede.
Un altro pregio da non sottovalutare è la capacità di Carrère di riportare alla vita, con uno stile vivace e a tratti romanzesco, personaggi ormai sepolti e quasi mitizzati da secoli e secoli di tradizione ecclesiastica. Questo, insieme ai continui riferimenti al presente e alla formidabile ironia dell’autore, rendono il libro ben più coinvolgente di un comune saggio sul tema.
Questi aspetti positivi, tuttavia, non mi hanno impedito di provare un lieve senso di disorientamento, sia durante la lettura, sia al suo termine. Se si eccettua il file rouge del viaggio di Luca, l’impressione è che manchi una vera e propria struttura; ci sono troppi excursus, troppi salti temporali. Lo stesso vale per la conclusione della parte centrale, aperta ai confini dell’enigmatico. Insomma, siamo ben lontani da quegli schemi argomentativi che tanto ci rassicurano.
Un’ultima critica, infine, va alla tendenza di Carrère a parlare molto di sé stesso, la quale, se in alcuni punti contribuisce ad arricchire la trama dell’opera, in altri risulta, almeno secondo me, superflua.
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Commenti
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Ho visto che il libro ti è piaciuto abbastanza. A me invece non è proprio piaciuto. Affermi che l'autore usa un modo "semplice" per avvicinare il lettore all'argomento. A me è parso invece semplicistico. E anche le tante pagine iniziali 'autobiografiche' mi sono sembrate superficiali.
Per me è stato il primo incontro con l'autore. Non ho più avuto la curiosità di leggere altro di suo.
Ovviamente, tutto quanto ho qui scritto è nel pieno rispetto delle tue , almeno in parte diverse, opinioni.