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La guardia bianca
 
La guardia bianca 2022-07-30 07:44:42 Chiara77
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    30 Luglio, 2022
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L'insensatezza della guerra

Mi sono avvicinata alla lettura di questo romanzo mossa da aspettative molto alte: mi aspettavo che vi si raccontasse la vicenda tragica e appassionante di tre giovani in un momento storico particolarmente drammatico e in una terra, l’Ucraina, resa tristemente nota negli ultimi mesi purtroppo di nuovo dalla guerra.
Ed in effetti i fatti narrati sono questi, siamo a Kiev, nel dicembre 1918; nella Città in quel momento governa l’etmano, ridicolo capo dell’esercito e dello Stato che è stato eletto nell’aprile di quello stesso anno in un circo. L’autorità dell’etmano ha i giorni contati: le forze contrastanti dei tedeschi e dell’avventuriero Petljura si contendono la Città. Oltre naturalmente ai bolscevichi che stanno lentamente arrivando.
In mezzo a questo drammatico caos si muovono le esistenze dei tre fratelli Turbin, Aleksej, Elena e Nikolka, appartenenti alla nobiltà intellettuale della società ucraina, che vedono sgretolarsi e crollare il loro vecchio mondo sconvolto dalla guerra e dalla violenza.
Sì, i fatti narrati sono proprio questi, ma il romanzo mi è sembrato, per come è scritto, veramente poco avvincente. Nonostante il tema trattato sia estremamente valido ed attuale e nonostante Bulgakov sia uno degli scrittori più illustri del Novecento, ho trovato lo stile abbastanza respingente. Le vicende vengono narrate in modo caotico, cambiando ambientazione all’improvviso; si alternano passaggi realistici a scene oniriche, il piano spazio-temporale è confuso e frammentario. Sono degli elementi voluti, inseriti dal grande autore per ricreare il clima di quei giorni, per dare maggiore risalto all’insensatezza della guerra, che sconvolge il mondo ordinato e sereno dell’umanità con la sua brutalità senza senso. E, sembra voler suggerire Bulgakov, tutti quanti si muovono e si affannano in una specie di corsa senza meta, non c’è un vero fine che giustifichi la violenza e la morte. L’unico fine possibile è l’esistenza stessa, che ha la necessità di dispiegarsi nella sicurezza e nella pace.
Quindi, senza dubbio siamo di fronte a letteratura di qualità. Tuttavia, non posso affermare che il romanzo mi abbia coinvolto, anzi. Anche le vicissitudini dei personaggi che avrebbero dovuto suscitare partecipazione emotiva mi hanno lasciata piuttosto indifferente, proprio a causa del modo in cui sono state scritte, distaccato, freddo. In conclusione dunque un romanzo di elevato valore letterario ma anche molto faticoso, noioso, davvero poco emozionante.

“Ma perché c’era stato? Nessuno lo dirà. Pagherà qualcuno per il sangue?
No. Nessuno.
Semplicemente la neve si scioglierà, spunterà la verde erba ucraina, coprirà la terra… germineranno le biade rigogliose… tremolerà l’aria torrida sui campi e del sangue non resterà traccia. Costa poco il sangue sui campi vermigli, e nessuno lo riscatterà.
Nessuno.”

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