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Tanta lentezza
Kees Popinga è un uomo normale, anzi forse un po' sopra la norma. Ha un lavoro di rilievo in una azienda importante, si è fatto costruire a suo gusto una villa di cui è orgoglioso, ha una moglie, forse non la più bella e affascinante, ma comunque devota e amorevole e una prole adeguatamente educata. Tutto scorre su binari ben oliati: giornata al lavoro, uscita settimanale per gli scacchi fino a quando in una sera dove la routine cambia, incontra il suo capo che gli rivela che la sua azienda è prossima alla bancarotta e che intende inscenare un suicido per poi andarsene all'estero. In quel momento, non sappiamo se qualcosa si rompe, se una rotellina nella testa di Popinga inizia a girare al contrario o se in realtà la sua vera natura viene finalmente alla luce. Tanto è, che il nostro eroe fa un doppio, o triplo salto mortale e da uomo ordinario, quasi opaco si trasforma in un ricercato a livello internazionale. In modo naturale si ritrova a commettere delitti, senza avere sensi di colpa, o remore alcuna. Con la stessa perizia che mette al mattino per prepararsi ad andare al lavoro organizza la sua latitanza, attento ai dettagli e sempre un passo avanti a chi lo cerca. Questa grosso modo la trama, che in effetti ha il suo perché e che è piuttosto interessante tenendo conto anche dei risvolti psicologici messi in luce e di una buona serie di domande che mi sono affiorate alla mente mentre leggevo. Trovo che una caratteristica di Simenon sia quella di affrontare con calma i suoi racconti: non è certo uno di quelli che tiene il lettore per i capelli e se lo trascina fino all'ultima pagina. In generale questa caratteristica non mi dispiace. In questo caso, però il libro mi è sembrato un po' troppo lento. e con questo nulla a obiettare sulla capacita di scrivere o di immaginare storie ed ambientazioni originali e nuove, che non si discute.