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Nostalgia
 
Nostalgia 2022-07-09 17:11:58 Menti55
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
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Contenuto 
 
4.0
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3.0
Menti55 Opinione inserita da Menti55    09 Luglio, 2022
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Ciò che poteva essere, ciò che è stato, ciò che po

Amir e Noa, Moshe e Sima, Yotam e Saddiq e, sullo sfondo, Modi sono i protagonisti principali del romanzo di E. Nevo.
Già la scelta del luogo, Castel, sembra preludere ad un libro in cui la ricerca di identità, la nostalgia per ciò che è stato e/o per ciò che poteva o potrebbe essere, è il leitmotive che unisce i vari protagonisti. Castel è, infatti, una sorta di terra di nessuno; una volta enclave araba in Israele diventata poi una comunità di ebrei profughi dal Kurdistan. Una cittadina dove il tempo sembra scorrere lento, in cui non accade mai nulla ma tutti sono alla ricerca di qualcosa con domande, dubbi, desideri che restano nell’aria, sospesi e quasi sempre inespressi se non nei pensieri di ognuno. L’unico legame che questa cittadina mantiene con il resto del paese sono i notiziari televisivi da cui, a ritmo costante, arrivano notizie di attentati fino a quello drammatico dell’assassinio del premier Yitzhak Rabin. Amir, studente di psicologia di Tel Aviv, e Noa, studentessa di fotografia di Gerusalemme, giovani, belli e innamorati decidono di andarsene a vivere lì, a Castel, a metà strada dalle due principali città. Pur di iniziare la loro vita in comune Amir e Noa vanno a vivere in un piccolo appartamentino ricavato da una casa più grande dove abitano Sima e Moshe e i genitori di lui, Avram e Gina. Per errore però, prima di arrivare nella casa di Sima e Moshe, Amir e Noa capitano in un’altra casa dove è in corso una veglia funebre per Ghidi, un giovane israeliano ucciso in Libano.
Ma l’irrequietezza è dietro l’angolo: Amir è ossessionato dai tanti cambiamenti (di donne, di case) che ha già effettuato nella sua giovane vita; Noa, non sentendosi apprezzata dal suo insegnante, è sempre alla ricerca della foto perfetta. Dopo un primo periodo idilliaco, complice anche la ristrettezza degli spazi abitativi che li priva di qualsiasi autonomia (la tele devono vederla seduti ambedue in un’unica poltrona) le rispettive ansie, frustrazioni, voglia di evasione cominciano ad emergere e la tensione tra Amir e Noa inizia a crescere. Nel frattempo, però, grazie alla quasi convivenza con Sima – i rispettivi appartamenti sono divisi da un sottile muro che cela ciò che accade nelle rispettive abitazioni a sguardi indiscreti ma non certo all’udito – Noa si lega molto a Sima ed alla sua bambina offrendosi, spesso, di farle da babysitter. Contemporaneamente Amir stringe un’amicizia sempre più profonda con Yotam riuscendo a tirarlo fuori dall’apatia che sembra averlo avvolto. Il ragazzino, infatti, fratello minore di Ghidi, oltre a soffrire per la mancanza del fratello, di cui sente vivamente la mancanza, è in piena crisi di identità, svogliato, privo di energie, insofferente per l'abbandono dei genitori chiusi in un assurdo isolamento dopo la morte del figlio maggiore. Ma la perdita di identità, la nostalgia, non sono solo luoghi della mente, le assenze, sono anche lo sradicamento fisico dalle proprie radici. È il caso di Saddiq, un anziano operaio arabo che, insieme alla sua comunità e a seguito dell’arrivo dei coloni israeliani, ha dovuto abbandonare la propria abitazione, quella in cui adesso vivono i genitori di Moshe. Ma in quella casa la mamma di Saddiq aveva nascosto un bene prezioso senza il quale difficilmente i propri defunti troveranno pace. La nostalgia per ciò che una volta era suo, porta Saddiq a piccole, innocenti azioni sconsiderate; ma nel conflitto secolare tra arabi e israeliani nulla è innocente e Saddiq si troverà in mezzo ai guai. Se all’inizio della loro convivenza l’esuberanza sessuale tra Amir e Noa era difficile da confinare tra quelle sottili pareti e nascondere alle pur discrete orecchie di Sima, il periodo di crisi e di breve lontananza che subentra al crescere delle incomprensioni scatena in Sima stessa pulsioni e sogni erotici nei confronti del bell’Amir e ciò nonostante il suo amore per il marito Moshe: nostalgia per la gioventù? per il tempo che passa? per un rapporto di coppia senza bambini cui badare?
L’unico personaggio che non vive in questo microcosmo è Modi, irrequieto amico del cuore di Amir, in giro per il Sud America alla disperata ricerca di una sua identità, che gli sembra di trovare, di volta in volta, in un luogo, in una donna, fino a che, nell’ultima lettera ad Amir, preannuncia il ritorno a casa confessando, implicitamente, di essere vinto dalla nostalgia.
Un romanzo a più voci in cui spesso i momenti condivisi tra i diversi protagonisti sono descritti dall’angolazione propria di ognuno. Nel romanzo non ci sono buoni o cattivi, non c’è chi ha torto o ragione ma solo personaggi in cui è facile immedesimarsi per le loro debolezze, per le loro insicurezze che sicuramente sono terribilmente simili a quelle di ognuno di noi.
Fin da questo primo romanzo è evidente il pensiero di Nevo, le pulsioni che egli riporta nelle sue idee narrative: la ricerca di identità, la tolleranza, le incomprensioni, la necessità del confronto, l’apertura verso gli altri. La semplicità della scrittura di Nevo, il suo linguaggio discorsivo, accattivante sono la cifra che ha fatto di questo autore uno degli scrittori contemporanei più amati e più letti e il vero erede di quella straordinaria schiera di scrittori israeliani come Yehoshua, Oz, Grossman.

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Consigliato a chi ha letto...
Agli amanti di Nevo e degli scrittori israeliani
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