Dettagli Recensione
Una passione che può infiammare chiunque
Dopo il primo approccio di lettura (piuttosto insapore) con"Nudi e crudi", eccomi di nuovo alle prese con Alan Bennett: un'esperienza decisamente più interessante e ricca di spunti, soprattutto perché poi discussa al circolo di lettura che frequento. In questo senso sono tante le riflessioni che si possono sollevare con altri appassionati, perché è proprio sul piacere del leggere che si focalizza questo breve romanzo, utilizzando la figura della Regina Elisabetta come simbolo dell'individuo che per caso scopre la bellezza del leggere, e da lì non può farne più a meno. Una figura che sento spaventosamente affine alla mia e che, per l'accuratezza con cui l'ha descritta, mi sembra non essere del tutto sconosciuta nemmeno all'autore.
Ma andiamo con ordine.
La prima riflessione interessante sollevata dal romanzo (anche se non direttamente esplicitata) è quella del modus operandi paradossale della scuola: la nostra Regina, infatti, avrà un primo approccio alla lettura abbastanza pesante, dovuto alla scelta scellerata di un romanzo che si rivela troppo ostico per un lettore alle prime armi. Dopo questa prima esperienza, infatti, non sembrerà per nulla colpita dalla letteratura e manterrà la sua fredda distanza, se non fosse che il caso gli offre un altro tentativo casuale, nel quale invece si trova tra le mani un romanzo magari più frivolo e leggero, ma che riesce ad accendere la scintilla che la porterà a volare nel suo percorso letterario, che arriverà fino alle vette di Dickens e Proust. Ecco il punto: la scuola non dovrebbe principalmente provare a instillare nei giovani la passione per la lettura, piuttosto che imporre dall'inizio autori che sono sì grandissimi, ma non adatti a un novizio che in primis non ha ancora le capacità per comprenderlo, ma potrebbe farsi un'idea nefasta dell'elemento libro? Forse andrebbero proposti libri leggeri, bisognerebbe andare per gradi, e probabilmente a quei grandissimi scrittori ci si arriverebbe da soli, con molto più piacere e consapevolezza. Ma no, continuiamo ad assegnare "Il fu Mattia Pascal" ai quindicenne al mare.
Che cosa dire invece del fatto che la lettura, oggi, sia vista quasi con sospetto? Vi è mai successo di sentirvi dire: "ma perché leggi tutti sti libri? Ma come fai?". Come se l'idea di leggere per piacere sia ormai inconcepibile, come se nei secoli passati la letteratura non rappresentasse lo svago più diffuso... e di certo al tempo si leggevano cose molto più complesse e articolate delle nostre! Un tempo era Dickens a essere mainstream, e di certo non era una lettura banale. Oggi abbiamo autori totalmente dediti all'intrattenimento, eppure il libro quasi spaventa. Il disagio provato dalla Regina allo sgomento del mondo, che improvvisamente la vede così appassionata a un qualcosa che è diventato per alcuni anacronistico, è il nostro disagio. Forse esagero... o forse no, ma sta di fatto che c'è da pensarci.
Altro interessante spunto riguarda il fatto che una lettura assidua e appassionata faccia nascere, lentamente, il germe della scrittura creativa, altra cosa che ho sperimentato sulla mia pelle. Confrontarsi con tanti autori, punti di vista idee e storie diverse allarga gli orizzonti, ti porta a un approccio critico e all'elaborazione di un tuo modo di vedere le cose, che molto spesso si sente il desiderio di esprimere. Questi sono solo alcuni degli spunti legati alla lettura forniti da questo racconto molto leggero e ironico, che secondo me vale la pena leggere soprattutto per chi è un lettore appassionato.
“Inseguendo l'amore si rivelò un'ottima scelta, a suo modo determinante. Se Sua Maestà si fosse orientata su un altro macigno, per esempio un romanzo giovanile di George Eliot o uno degli ultimi di Henry James, nella sua qualità di novizia avrebbe potuto scoraggiarsi per sempre e la faccenda si sarebbe chiusa lì. Avrebbe pensato che leggere era un lavoro.”
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