Dettagli Recensione
Novella epica etilica
Terza prova narrativa dell’autore, rivelatrice del genio, anticipatrice della consacrazione ricevuta con Furore. Traduzione di Elio Vittorini. Imbarazzante parlarne, ci si ritrova a cercare di capire quanto ci piaccia Steinbeck e quanto in realtà stiamo filtrando tutto il suo humus attraverso la riconoscibilissima penna di Vittorini, semplicemente perfetta. Superata l’iniziale titubanza, ci si affida a questa prosa poetica dove regna l’inversione e la dislocazione a sinistra dell’oggetto in ogni singolo periodo, e si è quasi rassicurati che sia un ottimo modo di restituirci una prosa originale, sicuramente altrettanto poetica. Certo rimane il dubbio sugli echi danteschi, ma questo aprirebbe filoni di ricerca che lasciamo a chi ha competenze per intraprenderli, aspettando semmai una nuova traduzione.
In mano un piccolo Don Chisciotte, ridotto a diciassette capitoli, anche se privi della dimensione del viaggio, prosecutore ideale di quel mondo picaresco, antifrastico del genere cavalleresco, in una linea ideale che congiunge il ciclo arturiano a Lazarillo de Tormes passando per Cervantes e via via per le ottave italiane del nostro Ariosto. Un‘epica che rimanda ai grandi temi della vita: l’amicizia, l’onore, l’amore, la follia. Non manca niente. Questa è la breve storia di Pilon, Pablo, Gesù Maria, Joe Portoghese il Grande e il Pirata con i suoi cinque cani, una non storia di amicizia, un succedersi di espedienti utili a godere della vita rifuggendo lavoro, società, obblighi morali e civili, all’insegna della ricerca perenne del bere. Non è vero neanche questo, il gruppo ha invece un suo codice morale, strampalato, assurdo ma funzionale ad una nuova etica, non riconoscibile dal mondo civile. E infatti, loro sono paisanos, gli ultimi discendenti californiani dei conquistadores spagnoli, “un miscuglio di spagnolo, di indio, di messicano e di varie razze caucasiche” e hanno pure partecipato alla guerra contro la Germania. Vivono a Monterrey, precisamente nella parte alta, nella baraccopoli di Pian della Tortilla, una sovrapposizione di miserie umane con una sua narrazione epica e nuovi miti da alimentare. Perché anche Danny, il protagonista, perno dell’intera vicenda insieme all’evento di rottura dell’equilibrio iniziale ( riconoscibilissime tutte le funzioni proppiane), ovvero la ricezione in eredità di due “case” del quartiere, è il nuovo mito nascente del quale la voce narrante vuole fissare l’epos, con rigore documentale, al fine di evitare insieme futuri scherni o al contrario eccessive riscritture. Un senso del tempo dilatato che rimanda a tratti al realismo magico di Macondo, una dimensione altra che una volta varcata avvolge il lettore senza più nulla fargli dubitare. Consigliatissimo.
Indicazioni utili
Lazarillo de Tormes
Ariosto
Vittorini
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