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Mashallah
“Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri” con queste parole il poeta persiano Saib Tabrizi, esprime il fascino di Kabul.
Questa è una storia piena di dolore ma anche di coraggio e di rivalsa, due donne legate dal destino in una Kabul martoriata dai conflitti bellici e dalla supremazia dei Talebani. Mariam e Laila hanno età ed estrazione sociale diverse. Mariam è una “harami” una bastarda, sua mamma non tarda mai a ricordaglielo, figlia illegittima di un uomo benestante, fin da piccola sa cosa significhi la sopportazione e la privazione non solo materiale ma affettiva. Al contrario Laila cresce in una famiglia privilegiata che cerca di darle un’istruzione e la circonda d’amore. Due vite parallele che per un tragico evento dovranno incontrarsi.
Possiamo considerarlo un romanzo di denuncia. In quegli anni, a cavallo tra il 1970 e il 2000 i diritti alle donne venivano negati. Sottomesse ad uomini che le considerano solo un mezzo per procreare, una donna che non riesce a mette al mondo un figlio maschio veniva ripudiata, nella maggior parte dei casi spose-bambine vendute dalla famiglia stessa. Con l’escalation del regime Talebano le privazioni aumentarono, furono costrette ad indossare il burqa, ed uscire di casa solo accompagnate da figure maschili, non era ammessa loro nessuna istruzione perché una donna istruita è pericolosa, non avevano diritto al lavoro e alla sanità, molti ospedali non accettavano pazienti donne, l’adulterio era punito con l’esecuzione in pubblico, da parte dei Talebani, o dalla famiglia stessa, in molti casi è proprio il padre, che secondo una tradizione scellerata, doveva lavare l’onore con il sangue. Per l’emancipazione femminile bisognerà attendere ancora molto, perché la storia si ripete, dopo l’accordo di Doha nel 2020 che sanciva la pace tra il regime talebano e gli Stati Uniti, con il ritiro delle forze armate statunitensi dal paese, il 15 agosto 2021 i Talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan, facendo ripiombare nell’oscurità la città di Kabul, con milioni di profughi in fuga, ma promettendo alle donne che questa volta sarà diverso, che i loro diritti non saranno calpestati, come? Facendo ritornare di moda il burqa, con l’obbligo di indossarlo ogni volta che escono di casa.
Khaled Hosseini è nato a Kabul, conosce bene questa terra, e nei suoi romanzi ne racconta le mille sfaccettature, descrivendone la storia e le origini, le antiche tradizioni, conflitti interni, governi filo-sovietici fino l'ascesa dei Talebani. Offre la possibilità a noi occidentali di capire cosa significa nasce in Afghanistan, lo fa con una prosa semplice, diretta, non si limita a raccontare e basta, sbatte in faccia la realtà. Il primo romanzo che lessi di questo autore fu Il cacciatore di aquiloni” è stato un pugno nello stomaco, così decisi di leggere anche Mille splendidi soli, beh sono rimasta letteralmente senza parole, c’è un passaggio nel libro che ho fatto fatica a leggere, non nascondo di aver pianto, pensando alla forza di coraggio di una donna, che mette al mondo il proprio figlio, in un ospedale fatiscente dove non c’erano attrezzature e medicinali adeguati, subendo un parto cesareo senza anestesia. Consiglio questo romanzo perché tutti sappiano, perché è una storia che fa male, tocca le corde più profonde dell’animo e perché fa riflettere, quando crediamo di aver subito un torno, allora ricordiamoci di questa storia.