Dettagli Recensione
Una Storia Vera
Cosa può spingere una persona ad abbandonare tutto ed immergersi nella natura più selvaggia?
Christopher McCandless, giovane ragazzo promettente con un forte idealismo, infastidito una vita agiata, dal consumismo, dalla considerazione smisurata che diamo ai soldi, e da un segreto di famiglia, decide di lasciare da parte la sua vita e partire in autostop verso il grande nord per raggiungere l’Alaska. Il territorio dello Yukon selvaggio ed immenso descritto nei romanzi di Jack London ha da sempre suscitato nel protagonista un forte senso di libertà. Vivere nella solitudine assoluta, di ciò che la natura offre, esponendosi anche a dei rischi, è per Chris un mezzo per dare senso alla vita. Questa è una storia vera, dove l’autore Jon Krakauer, venuto a conoscenza della storia di McCandless e pubblicato un articolo su Outside, rivista per la quale lavora come giornalista, decide di scriverne un romanzo, ricostruendo il viaggio, grazie al diario personale di Chris e alle testimonianze di persone che lo hanno incontrato durante il suo viaggio. Ogni lettore avrà un metro di giudizio diverso riguardo la scelta di Chris, alcuni potranno considerarlo un folle che disprezza la sua stessa vita, altri apprezzeranno il suo coraggio. Io personalmente ho ammirato l’idea di abbandonare tutto e fuggire via, ma la domanda è… sareste disposti a farlo realmente? Il romanzo si presenta come un’espansione di un articolo di giornale, con inserimenti di episodi di vita dell’autore stesso, riscontrando episodi molto famigliari tra le due storie. È un romanzo che tiene incollati alle pagine, anche se fin da subito si conosce il finale, porta il lettore a capire le dinamiche di quella scelta, la vita che Chris ha condotto in 2 anni di nomadismo. Avrei evitato una postfazione prolissa e noiosissima sulle tipologie di semi di patata selvatica, mentre ho amato che ad ogni inizio di capitolo siano stati inseriti passaggi evidenziati ed incipit di libri che hanno accompagnato il viaggio di Chris autori di forte ispirazione per lui, tra cui il passaggio del romanzo di Lev Tolstoj, la Felicità Familiare. “Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla”. È tra queste righe il senso di vivere per il protagonista e chi sa se per qualcuno non sia lo stesso.