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Meh (dove meh sta per mediocre)
Prima di iniziale la lettura de "L'usignolo" avevo veramente delle grandi aspettative, viste le opinioni entusiaste di chiunque su questo titolo, tanto da farlo diventare il libro con la media di valutazioni più alta nella mia TBR. Ero quindi prontissima a trovare un nuovo preferito, il che ha reso ancor più cocente la mia delusione quando -già dalle prime pagine- ho capito di avere di fronte un romanzo estremamente mediocre, che per motivi mistici ha conquistato migliaia di lettori tanto da ottenere un prossimo adattamento cinematografico. Ci tengo a precisare che la mia critica non è dovuta alla tematica strabusata su cui si basa il libro, ma al modo blando e prevedibile con cui viene trattata.
La storia copre l'intero periodo della Seconda Guerra Mondiale ed è ambientata nella Francia occupata dai nazisti; qui incontriamo le sorelle Rossignol, l'amorevole Vianne e l'impulsiva Isabelle, impegnate ognuna a modo proprio nella Resistenza. A questa narrazione al passato si alternano brevi scene negli anni Novanta che mostrano come la vicenda si sia poi conclusa. E se questo riassunto vi sembra avaro di informazioni, sappiate che la sinossi proposta dalla CE in quarta di copertina è ancora più stringata; il motivo di questa scelta editoriale è la banalità della storia: già con questa manciata di elementi vi garantisco che riuscirete ad indovinare ogni singola svolta di questo libro con capitoli e capitoli di anticipo.
Oltre alla prevedibilità della storia, uguale a quelle di tanti altri romanzi, sono presenti anche parecchie forzature -soprattutto nella parte finale- che portano i personaggi a fare cose innaturali o addirittura impossibili soltanto per arrivare alla conclusione stabilita dalla cara Kristin. C'è da dire che neppure nel resto del volume la verosimiglianza risulta essere un aspetto essenziale, in particolare mi ha divertito come l'autrice abbia trasformato la Valle della Loira, rinomata per il suo clima mite e temperato, in un paesaggio artico, ma solo per gli abitanti del luogo: mentre Vianne è congelata sotto quattro trapunte, i nazisti cattivi (vi giuro che vengono definiti con queste esatte parole!) girano praticamente in maglietta e crocs.
Sul fronte dei personaggi, abbiamo un cast scontato al pari della trama, in cui ognuno ricopre il ruolo stereotipato che potreste immaginare e, nonostante il gran parlare di evoluzione personale, non vediamo una crescita effettiva in nessuno: non basta far avere qualche rimorso in punto di morte ad un personaggio per affermare che sia cambiato. L'unico con un minimo di complessità è il capitano Beck, infatti Hannah è costretta a liberarsi di lui quando capisce di non sapere come concludere coerentemente la sua storia. Per quanto riguarda Vianne e Isabelle ed il loro rapporto come sorelle, che pensavo a torto sarebbe stato il focus centrale del romanzo, sono riuscita ad apprezzare in parte soltanto la maggiore: a dispetto della mole quasi ridicola di disgrazie che la colpiscono, Vianne dimostra buon senso e delle reazioni comprensibili; all'estremo opposto troviamo Isabelle, baciata dalla fortuna per gran parte della storia, tanto da non dover mai fare davvero i conti con le conseguenze della sua stupidità.
Lo stile di Hannah non è nulla di eclatante, e ci regala anche qualche risata quando i suoi tentativi di rendere la prosa colorita si traducono in strafalcioni o contraddizioni atmosferiche. Non mi ha convinto neppure l'atmosfera di tensione e disagio che prova a tratteggiare, perché se è vero che in una pagina Vianne si lamenta di non poter acquistare cibo a sufficienza per la sua famiglia, in quella successiva vediamo l'allevamento di animali da cortile che riesce a mantenere per l'intero conflitto, nonché un enorme orto così ben fornito da poterci dedicare una puntata di Melaverde.
Sarcasmo a parte, capisco che l'autrice volesse parlare di tematiche importanti (non solo della guerra e della Resistenza, ma anche di emancipazione femminile), però lo fa utilizzando un tono talmente semplicistico da rendere questo libro adatto soltanto ad un pubblico di ragazzini: lo vedrei bene come lettura scolastica alle scuole medie. Un lettore adulto invece potrebbe sentirsi offeso dalla banalità della storia e dalla superficialità dei temi, nonché per l'importanza eccessiva data alle sottotrame romantiche basate su grandi amori nati in mezza giornata.
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