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«Non si può ripetere il passato»
Tra i classici del Novecento più famosi, “Il grande Gatsby” venne pubblicato quasi un secolo fa divenendo oggetto, nel corso degli anni, di ben più di una trasposizione cinematografica. In Italia, la prima traduzione risale al 1936; io ho avuto modo di leggere il libro attraverso quella molto conosciuta e diffusa di Fernanda Pivano del 1950.
L'autore, Francis Scott Fitzgerald, classe 1896, fu tra le penne più significative della cosiddetta “età del jazz” e, nonostante il successo letterario ottenuto, nel 1940 morì in parte dimenticato e in condizioni di salute poco invidiabili.
Un romanzo, il suo The Great Gatsby, che offre senza dubbio una lettura piuttosto scorrevole e, in generale, anche coinvolgente, sebbene a tratti il grado di coinvolgimento – mi pare – tenda a venir meno: la trama, in cui si muovono personaggi ben caratterizzati, scivola via attraverso una voce narrante partecipe direttamente della vicenda che essa stessa racconta. Quella con al centro il misterioso Jay Gatsby pseudonimo di un uomo impeccabile e sfavillante al pari dei suoi ricevimenti, si rivela presto una storia d'amore, solitudine, illusione. L'epilogo, con due precisi avvenimenti che si succedono a distanza di un assai breve lasso di tempo, giunge improvviso e amarissimo, forse concentrando così nelle pagine conclusive il vero valore del romanzo.
Non può non colpire l'ostinato e ingenuo convincimento di Gatsby che ciò che è ormai trascorso possa ripetersi, una sorta di non accettazione della realtà del presente dalla quale non vi sarà nemmeno il tempo materiale di “rinsavire”.
[...] «Non pretenderei troppo da lei» arrischiai. «Non si può ripetere il passato.»
«Non si può ripetere il passato?» fece lui incredulo. «Ma certo che si può!» […]
Così come danno da pensare le miserie e meschinità umane su cui Fitzgerald con la sua bella prosa sembra voler porre l'accento, mentre le ombre si allungano struggenti e sinistre dopo le luci abbaglianti del sogno.
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In verità, io mi sono convinta a dare al romanzo quattro stelle solo alla fine. L'epilogo, con quel che accade nel giro di ben poco tempo, mi ha spiazzata ed è forse in queste ultime pagine che si concentra il valore massimo del romanzo.
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