Dettagli Recensione
La caduta del Sogno americano
Mi sono avvicinato a questo testo, dopo aver visto la trasposizione cinematografica, con la bellissima e bravissima Jennifer Connelly (attrice che i più cinefili ricorderanno leggiadra ragazzina protagonista nel capolavoro di Sergio Leone "C'era una volta in America", in "Phenomena" di Dario Argento e nel grandissimo e allucinato film sui tossici di New York "Requiem for a Dream).
Il titolo è molto affascinante perchè porta in se il dramma che si consumerà nel corso della vicenda.
Il protagonista è questo "Svedese" essere perfetto come quelli delle sue latitudini (alto, prestante, biondo, intelligente, coraggioso) che per una serie di vicende si ritroverà proiettato in un inquietante ricerca della figlia, autrice di un terribile gesto.
Lo scrittore sfrutta un soggetto già visto in molte occasioni e cioè il marcio che si annida dietro la facciata perbenista dell'America puritana, che si rispecchia in quelle bellissime ville a schiera con i giardini tutti curati, i cagnolini, le grandi auto parcheggiate nei vialetti. Ma cosa si cela in quelle case? quali sono i veri sentimenti che albeggiano nei loro abitanti?
Lo Svedese è l'emblema di una perfezione imperfetta, del doppio inganno che si cela laddove ci sembra di scorgere una vita perfetta: il primo inganno è ai nostri occhi, non sappiamo veramente mai chi abbiamo di fronte e il secondo inganno si cela dietro la bellezza che tanto fascinosa ci sembra, ma che nasconde delle zone d'ombra imperscrutabili.
Lo Svedese si apparecchia minuziosamente la propria esistenza, sposando un aspirante Miss America (nel film interpretato appunto dalla mora Connelly dagli occhi verdi ci tira su una bella famigliola classica americana, con i mazzolini di fiore posizionati sulle finestrelle della camera da letto e con il revolver nascosto in cantina.
Il destino del biondo Svedese a un tratto prende strade del tutto inesplorate a causa della figlia che decide che è giunto il momento di far crollare tutto il castello di ipocrisie su cui si erge la sua esistenza e quella della famiglia.
Il pretesto è come sempre la Guerra del Vietnam (soggetto usato ed abusato come quello della Seconda Guerra Mondiale).
Purtroppo il libro intervalla dei momenti molto interessanti, come quando il protagonista va a cercare la figlia tra le fogne sociale della grande città a momenti di terribile noia con descrizioni minuziose e fuori luogo di personaggi ed eventi che poco hanno a che fare con il nocciolo del racconto.
E' come se lo scrittore non sappia più in certi casi che pesci prendere e quindi allunga il brodo con aneddoti e soggetti che appaiono all'improvviso e poi spariscono senza possibilità di ritorno.
Se volte avete un vero e grandioso manifesto della vita americana e della sua ipocrisia e violenza non perdetevi il meraviglioso film con il grande Kevin Spacey "American Beauty", che ha nella scena finale uno dei momenti più struggenti di tutta la pellicola:
"Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo, ma è difficile restare arrabbiati quando c'è tanta bellezza nel mondo. A volte è come se la vedessi tutta insieme ed è troppa. Il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare. E poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta. E dopo scorre attraverso me come pioggia, e io non posso provare altro che gratitudine, per ogni singolo momento della mia stupida, piccola, vita. Non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro, ma non preoccupatevi: un giorno l'avrete!"
Mi sembra di rivedere lo Svedese piegato su se stesso e sconfitto, che prima dell'inesorabile finale, riesce ad afferrare l'ultimo spicchio di gioia con cui dare un senso a una vita da sconfitto.
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