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Il solco dell’esistenza
Una dimensione personale, psicologica e relazionale attraversa e pervade l’ ultimo romanzo di Eshkol Nevo o almeno così sembrerebbe. Tre racconti distinti della contemporaneità e poche righe condivise ( solo un accenno all’ interno del secondo e del terzo racconto a fatti e personaggi delle storie precedenti ) confluiscono nella comune rappresentazione di un singolo fatto di cronaca che innesca un boomerang di ansia, dolore, mistero, senso di colpa, la ricostruzione di una morte accidentale che pare sospetta, il tentativo di sottrarsi a un’ accusa infamante, la ricerca di un uomo scomparso nel nulla.
Dubbi, incertezze e qualcosa da nascondere, nessuno è perfetto, la ricerca della verità e il tentativo di sottrarsi alla rappresentazione della stessa, causa ed effetto a smuovere le coscienze riportando spezzoni di storie a qualcuno già note, incomprensioni famigliari a lungo negate, anche a se’ stessi, ammettendo colpa, inganno, connivenza, fragilità a indagare i motivi di quello che è stato.
L’autore, in un percorso a lui congeniale e nel rimuginino delle tre voci narranti, ( si pensi a “ Tre piani “ ) si muove in una dimensione psicologica che investe il senso dell’ esistere e ricerca il senso di una vita improvvisamente coperta d’ altro, che nell’ imprevedibilità del proprio corso e di un destino che li riguarda più o meno direttamente invoca momenti di attesa e di riflessione.
Non sappiamo se la soluzione raggiunta e sviscerata sia credibile e definitiva, quanto male e bene siano separati e distinti e se la maschera che indossiamo ceda al sospetto e all’ inganno, fino a che punto vi è una lucida ricostruzione o una recita concordata all’ interno del giuoco della vita e dei sentimenti, sovente sconosciuti a noi stessi.
Un giuoco poco credibile quando si tratta di un’ accusa di omicidio e di adulterio, un affetto sincero e paterno è confuso con altro e un marito amorevole sembra avere vissuto una vita infelice dentro anni di quotidianità condivisa.
Si ha l’ impressione, nel fluire del racconto, che i fatti si inchinino a un’ interpretazione degli stessi soggetta a variabili incontrollabili. E allora ecco che una nuova ricostruzione stravolge l’evidenza, un uomo irretito da una donna capace di premere i giusti pulsanti e per la quale perdere la testa e cadere nell’ abisso, divenendo complice di un crimine. D’ altro canto un’azione esecrabile e molesta ma forse amorevole e paterna può rivelare l’ infinito dolore di una perdita e costringerci a vivere dentro un memoriale di nostalgia mentre domande intrise di colpa si susseguono senza risposta, brandelli di verità nascosti tra le parole di cento brevi racconti.
Nel cuore di queste storie si respira un peso insostenibile, la paura di fallire, il terrore di perdere gli affetti più cari svanendo nel nulla, dimenticati dai propri figli, traditi dall’ altro, piegati dalle proprie debolezze e dai sensi di colpa.
C’è una possibilità di salvezza in un mondo e in circostanze siffatte? L’ impressione è che si narri il complesso scorrere della vita in tutte le sue declinazioni, laddove colpevoli e innocenti si fondono e si confondono per divenire pedine e sfumature nel solco della vita stessa, “ le vie dell’ Eden “, quel giardino così pieno di pericoli e dal quale solo una persona su quattro ne uscì incolume, in sintonia con quanto detto e pensato precedentemente.