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Gli interrogativi di Marias sulla natura umana
Marias, nei ringraziamenti finali precisa che questo libro non è precisamente un seguito bensì forma "una coppia" con il precedente "Berta Isla". Una coppia nel vero senso della parola perché Tomas Nevinson è il marito di Berta e l'indiscusso protagonista di questo episodio, narrato direttamente in prima persona. Il romanzo si colloca nel solco del filone della spy story già al centro dell’altro libro: Tom viene infatti “riabilitato” al servizio, al ritorno in missione dopo un letargo durato alcuni anni, e gli viene affidato il compito di scegliere la donna giusta da eliminare con un passato da terrorista nelle file dell’Ira e dell’Eta, individuata in una triade di potenziali sospette.
Il romanzo si snoda lungo questo crinale, sui continui interrogativi morali ed etici che si pone il protagonista, fino a chiedersi fin dove può spingersi un uomo per salvaguardare un bene superiore come la vita e la sicurezza di una comunità, quanto sia giustificabile porsi come giudici (e come boia) delle vite altrui.
“Uccidere non è un atto così estremo o difficile o ingiusto se si sa chi si sta uccidendo, quali delitti ha commesso o si prepara a commettere, quanto male si risparmierà facendolo, quante vite innocenti saranno preservate al prezzo di un solo sparo”.
Il fascino del racconto ruota attorno a questa riflessione, alla necessità di trovare quel coraggio che possa giustificare un omicidio in assenza di prove certe ma tutelati dal fatto che i servizi segreti non dimenticano ed un ragionevole sospetto rappresenta una legittimazione ad agire per fare giustizia del passato e prevenire il futuro perché “nulla se ne va mai del tutto, e quello che sembrava essersene andato prima o poi ritorna, anche trenta o cinquant’anni dopo…...Quindi bisogna pensarci, ricordarsi che tutto il male ritorna”.
Attraverso Tom Marias riflette sulla natura umana, sul fatto che gli individui seppur consapevoli dei propri errori non riescono a rifiutare la loro natura, a rinunciare completamente a quanto hanno sperimentato, al piacere della vanità, di sentirsi importanti e che “una volta che si è cominciato, una volta che si è fatto il primo passo e si esce dalla retta via, non si può fare altro che percorrere la via sbagliata e sbagliare ancora”.
Lo stile di Marias è inconfondibile e rappresenta indubbiamente il marchio di fabbrica della sua opera: lentezza, ripetizioni, citazioni colte da Shakespeare a Eliot. Per questo non a tutti può piacere questo libro che ha comunque il pregio di non farci dimenticare il male compiuto dalle azioni terroristiche dell’Ira e dell’Eta fin quasi a inizio del nuovo secolo. Riflessioni che ben calzano tra l’altro con i tempi bui che stiamo vivendo, con l’attualità dei nostri giorni dell’invasione russa dell’ucraina.
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