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Dory in confronti era un hard disk
Lo scorso anno ho letto ed apprezzato parecchio "Piccole grandi bugie", nonostante si fosse rivelata una lettura ben lontana dalle mie aspettative; in particolare, lo stile ironico e sopra le righe di Moriarty mi aveva conquistata, quindi alla prima occasione utile ho recuperato "In cerca di Alice", titolo un po' più vecchiotto (e a tratti si percepisce) ma contraddistinto dallo stesso mix tra tono divertente e tematiche importanti, sempre trattate in modo rispettoso.
La narrazione si basa completamente sullo spunto iniziale, che ammetto mi ha fatto pensare ad una delle mie ultime letture -ossia, "La zona morta" di King- ma senza dei risvolti altrettanto tragici: la mamma a tempo pienissimo Alice batte la testa durante una lezione di step in palestra e in un attimo dimentica quanto successo negli ultimi dieci anni. Non solo la memoria, ma anche la sua personalità regredisce a quando non aveva ancora trent'anni ed era incinta della prima figlia; rimane quindi non poco shockata di scoprire che ora ha ben tre figli, un divorzio imminente ed uno stile di vita del tutto diverso.
La componente mystery è circoscritta ai ricordi della protagonista, che cominciano a riaffiorare facendo entrare in contrasto la Alice giovane (gentile ma decisamente frivola) e quella più matura (poco incline alla comprensione e sommersa dagli impegni). Il romanzo si focalizza maggiormente sul lato romance, introducendo pian piano un ottimo esempio di second chance, e su quello del romanzo familiare, infatti vediamo come centrali i rapporti di Alice con i suoi figli e con la sorella Elizabeth, quasi una coprotagonista nonché il mio personaggio preferito.
Con una trama ridotta all'osso, le relazioni tra i personaggi si dimostrano il fulcro di questa storia: l'autrice porta l'attenzione sui problemi di comunicazione all'interno della coppia o di una famiglia, ma soprattutto sulla tematica della maternità. Qui abbiamo forse la parte più seria e impattante del libro, perché Moriarty parla sia delle difficoltà incontrate dai genitori nell'occuparsi di bambini ed adolescenti che della sofferenza di chi non riesce ad avere figli. Per quanto io abbia apprezzato questo lato del libro, mi rendo conto che potrebbe risultare un grosso trigger warning per alcuni lettori, in particolare perché si parla di aborto, pensieri legati al suicidio ed elaborazione del lutto.
A dispetto di questi temi pesi, lo stile del romanzo riesce ad essere spigliato ed irriverente: spesso i personaggi si lasciando andare a battute o riferimenti pop che strizzano l'occhio al lettore. I tanti dialoghi rendono poi il ritmo estremamente scorrevole, oltre a risultare molto utili quando si tratta di dare profondità ai rapporti tra i personaggi, in momenti dalla forte carica emotiva in cui l'autrice mette da parte il suo tono spiritoso.
Menzione obbligatoria per l'ottima scelta di rendere il libro in parte mixed media, un po' come succedeva con le interviste in "Piccole grandi bugie"; in questo caso abbiamo degli estratti dal diario tenuto da Elizabeth su consiglio del suo psicologo ed i post dal blog di Frannie, bisnonna onoraria di Alice, con tanto di commenti surreali.
Pur riconoscendo i limiti di questo libro, nella fattispecie la pochezza dei personaggi secondari e la mancanza di una trama vera e propria, ho finito con l'adorare questo romanzo esattamente come il "precedente" e penso proprio di voler recuperare altre opere dell'autrice in futuro.