Dettagli Recensione
L'onniscienza e l'impotenza
Raramente ho smaniato per leggere un libro come nel caso di questo breve romanzo di Christa Wolf. Forse il fatto di non riuscito a reperire in nessun formato, cartaceo o digitale, ha alimentato la mia voglia di leggerlo. Fatto sta che ho cercato di prolungare il piacere il più possibile, con risultati deludenti, dato che l'ho divorato in tre giorni! La storia è quella dell'arcinota guerra di Troia raccontata, come suggerisce il titolo, dal punto di vista della sacerdotessa alle cui profezie nessuno credeva.
Ho trovato lo stile della Wolf volutamente ostico, poiché Cassandra racconta come fosse in preda al delirio, con continue analessi e prolessi, saltando da un episodio all'altro (apparentemente) non seguendo un filo conduttore. Ma è proprio questo che ti spinge a rallentare, a leggere più lentamente per esser sicuro di non perdere neanche un passaggio. Cassandra offre un punto di vista diverso su una guerra in cui è l'uomo il protagonista, appellando gli eroi con epiteti piuttosto duri. E' così che Achille è “la bestia”, Agamennone è “l’imbecille”, Paride è “il bambino pericoloso”, “debole, fratello, debole. Un vigliacco”, il “piccolo Aiace” è uno stupratore, perfino Ettore "non è l'uomo di cui si fa un eroe". Uniche note positive? Enea e suo padre Anchise. L'aspra voce di Cassandra sembra quasi mutare tono quando parla dell'amore della sua vita e di suo padre, definendoli gli unici rappresentanti "di una possibile forma diversa del maschile."
In sintesi consiglio assolutamente questa lettura!
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