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Saga familiare sudafricana
Romanzo vincitore del Booker Prize 2021, “La promessa” di Galgut ci trasporta in un paese che non è raccontato così frequentemente nella letteratura (Coetzee e W. Smith a parte): il Sudafrica. L’autore narra le sorti della famiglia Swart, bianchi in terra sudafricana, famiglia composta dai genitori e tre fratelli, e decide di farlo attraverso quattro decadi avvalendosi di quattro macro capitoli ognuno dei quali incentrato su un funerale differente che malgrado ciò diventa occasione di ritrovo e di confronto per i membri superstiti, parenti e altri personaggi che ruotano attorno a loro. Su tutta la storia aleggia, come una spada di Damocle, la promessa del titolo, una richiesta verbale da parte della signora Swart al marito poco prima di morire, affinché venga donata alla loro governante di colore Salome la casa di proprietà della famiglia Swart in cui però la donna vive (“Perchè voglio davvero che abbia qualcosa dopo tutto quello che ha fatto”). Ma quanto conta in fin dei conti la promessa verbale in un paese come il Sudafrica, ancora sotto il giogo dell’apartheid, che non prevede la possibilità che la gente di colore possa ereditare immobili?
“Salome non può diventare proprietaria della casa. Anche se Pa volesse, non potrebbe dargliela…..E’ contro la legge”.
Galgut partendo dal periodo dell’apartheid, stratifica il romanzo fino ai nostri giorni, in un paese che seppur uscito dalle sabbie mobili del razzismo fa comunque fatica a lasciarsi scivolare addosso i retaggi del passato e dove la gente di colore continua a essere vista con sospetto. A maggior ragione se a sostenere negli anni il dovere di adempiere a questa promessa nei confronti degli altri membri della famiglia è proprio una bianca, Amor, la figlia minore degli Swart, vista con scetticismo addirittura dal fratello Anton in quanto “….E’ sempre stata fissata con le classi inferiori mia sorella...Non lo fa per ragioni politiche ma è attratta dalle vittime, più deboli sono, meglio è…”.
La promessa è un racconto familiare in cui la storia del Sudafrica fa da sfondo alle vicende umane spuntando qua e là nel testo, senza dimenticare ad es il momento di gloria in cui il paese vinse nel 1995 la Coppa del Mondo di rugby contro gli All Blacks neozelandesi (“Quando Mandela appare con la maglia verde da rugby degli Springbooks per dare la coppa a Francois Pieenar, bé, è un gran momento”).
Particolare risulta lo stile adottato da Galgut che cambia continuamente nel testo passando dalla terza persona con frequenti commenti personali talvolta anche ironici, alla seconda rivolgendosi direttamente ai suoi personaggi, oppure facendoli pensare in prima persona. Forse proprio questa variabilità continua, alla fine disorienta ed appesantisce la lettura di un romanzo che, seppur affrontando tematiche importanti aventi a che fare con i legami di sangue, con la morte, il razzismo e la violenza in generale, non convince pienamente, lasciando un senso di soddisfazione non completo.
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