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Anticamera del manicomio
Ho trovato questo romanzo piuttosto difficile da seguire. Pur dotato di uno stile chiaro e di una capacità narrativa al di sopra della media credo che Simenon si sia inoltrato in un campo un po' troppo nebuloso. Entrare nella psiche di Betty e in quella dei frequentatori di un ristorante che definire sopra le righe è poco, forse è un'impresa che avrebbe dovuta essere affrontata da chi si occupa di professione di mente e delle malattie che la coinvolgono. Quindi ecco spiegato perché nonostante questo autore mi piaccia, questa volta mi ha lasciata perplessa.
La storia è quella di Betty una donna che conosciamo accasciata in un bar, tanto ubriaca da reggersi a fatica in piedi e da non rendersi neppure conto di che cosa le stia succedendo. Passata la sbornia e rimessa in sesto grazie ad alcuni frequentatori del locale che invece di approfittarsi di lei, come sarebbe più in line con i loro profili, la adottano e se curano, almeno così sembra all'inizio. Col passare delle pagine Betty ci racconta che cosa le è successo: i motivi per cui la sua famiglia l'ha cacciata, la sua posizione di vittima/carnefice senza però farci capire neppure alla fine quale sia l'elemento predominante.