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SULLA PSICANALISI E DINTORNI
Non tra i libri più noti di Mishima, ma tra quelli più godibili, questo romanzo ha il doppio pregio di esprimere da un lato la cifra stilistica dell'autore, fatta di una prosa raffinata e di una sostanza pregna di riflessioni profonde ed elaborate, dall’altro di stemperare il tono greve, il lato cupo di questa anima inquieta che ha fatto del tormento la sua condizione estetica-esistenziale.
Il tema centrale è la psicanalisi che attraverso il personaggio di Reiko, Mishima demolisce e consacra al tempo stesso, rimarcando che tale disciplina non è una scienza esatta con valore oggettivo, perpetuo e universale, bensì legata a variabili soggettive e fortuite afferenti alla sfera dei singoli individui e alla reazione chimica che scaturisce dal loro incontro. E tuttavia, se l’indeterminismo del risultato rappresenta il limite della psicanalisi, ne costituisce altresì l’attrattiva che spinge ad addentrarsi nei labirinti della mente ed esplorare. Se non altro per vedere ciò che ne vien fuori.
Tale tesi appare scontata, ma è interessante il modo in cui Mishima la declina nel rapporto tra la paziente Reiko e il dottor Shiomi Kazunori.
La rivelazione del proprio malessere tramite una trasposizione metaforica, sancisce sin da subito il criterio attraverso cui Reiko si apre alla terapia: un dire mascherato, a volte al medico, altre persino a sé stessa. Tale approccio mette a dura prova le capacità di analisi del terapeuta che, muovendosi tra personaggi insidiosi, pseudo-confessioni e piani reali e fittizi, cerca di far luce sugli inganni dell’inconscio, di interpretare simboli, di mettere ordine a ruoli, di far affiorare traumi sedimentati nel profondo della sua giovane paziente, per poi da essi liberarla.
È una vera e propria partita a scacchi giocata sul filo dell’intelligenza, della scaltrezza, della simulazione, dei bluff, e su cui riveste un ruolo fondamentale la fascinazione suscitata dall’uno sull’altra e viceversa. Aldilà della storia, comunque, le pagine più belle riguardano le interpretazioni dei sogni: arzigogolate, acute, cervellotiche. Un caleidoscopio di ribaltamenti e cortocircuiti che mettono in risalto la maestria di Mishima nell’arte di elucubrare.
Tradisce un po’ il finale che, rispetto ad una intera trama tutta spiegata attorno agli arcani misteri che regolano gli ingranaggi della psiche, risulta scemare per adagiarsi su una conclusione risolutiva. Un peccato che, nel giudizio complessivo di quest’opera, si può perdonare.
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Mah...!
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