Dettagli Recensione
Mutilati si sopravvive
“Il mondo è pieno zeppo di mutilati”
Romanzo apparso in Germania nel 1983, inaugura una trilogia dedicata all’arte e composta da “A colpi d’ascia” e “Antichi maestri”, dedicati rispettivamente al teatro e alla pittura, mentre questo scritto tratta della musica.
In realtà essa vi appare come mero elemento contestuale, indirettamente attraverso la finzione letteraria che le regala statuto da protagonista mescolando il dato reale: la grandezza del genio artistico di Glenn Gould, sintetizzata nelle “Variazioni Goldberg” di Bach, con il dato fittizio: la voce narrante e Wertheimer, il Soccombente, che con lui entrano in contatto.
Il narratore è fumoso, indefinito, irrisolto e alle prese con un dato di fatto, si sta accomodando nella vecchia locanda già frequentata con i suoi amici, dopo essere rientrato dal funerale di Wertheimer, morto suicida. Il suo lungo monologo assume subito la forma di pensiero intercalato ossessivamente dalla parola ”pensai” e mentre ripercorre la storia di questa atipica amicizia intellettuale, assistiamo allo sforzo di ricostruire una dissoluzione umana. Il suo obiettivo pare essere quello, in fondo, di farsi una ragione di quel gesto estremo. Lui stesso, promettente concertista prima del corso di Horowitz a Salisburgo, si ritrova a indagare le ragioni, in fondo, di tre fallimenti. Il primo è il suo: unico dei tre ancora in vita, ambisce a scrivere la biografia del grande Glenn Gould e si ritrova invece a scrivere di Wertheimer. Il secondo è quello di Glenn Gould, morto di musica quindi in certo senso fallito, schiacciato dall’arte. Ultimo è quello di Wertheimer, apparentemente il più cocente.
La costruzione della narrazione, come già da me constatato in “Antichi maestri” è geniale, lo stile, acido e dissacrante, un vero piacere, il contenuto gradevole, la sostanza invece immateriale, sfuggente, difficilmente catalogabile. Se dovessi esprimere in poche parole il contenuto di questo scritto direi che è la storia di tre destini schiacciati da un estremo senso di appartenenza all’arte: Gould per via della sua genialità, il narratore-Bernhard per l’estremo senso di inconcludenza che lo condanna alla scrittura, e infine il soccombente per via del suo contesto familiare.
Nel romanzo insomma si intrecciano tutti i motivi che stanno alla base della narrazione tipica dell’autore, geniale compromesso che gli permette di sopravvivere, beffardamente, su tutti, benché non perfettamente integro nemmeno lui.
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