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“L’inconveniente di essere nati” (Cioran)
Come può essere la vita di un individuo che pianifica di mettere fine alla sua esistenza nel giro di un anno? Perché questa scelta non dettata da situazioni estremamente dolorose e laceranti?
Il tema centrale dell’ultimo romanzo di Aramburu, “I rondoni”, è appunto il suicidio come atto di libertà assoluta. Non a caso l’autore fa riferimento, nel corso della narrazione, a una citazione di Max Frisch, drammaturgo svizzero, che afferma: “Il suicidio dovrebbe essere un gesto giudizioso”, gesto inteso come amore per la vita, come necessità di abbandonarla con eleganza, senza subire l’umiliazione e il degrado della vecchiaia. Questo convincimento spinge il protagonista del romanzo a scegliere di finire i suoi giorni proprio 12 mesi dopo aver maturato questa decisione. Egli sogna di trasformarsi in un rondone, di cui invidia la leggerezza e la libertà. Ciò lo induce a separarsi dalle cose più care che gli appartengono, tra cui i suoi libri, che semina ovunque, per la strada, in luoghi pubblici, nei cassonetti dell’immondizia: un progressivo distacco dagli uomini, dagli affetti e dalle cose. In più di settecento pagine Aramburu ci descrive la vita del suo protagonista, in forma autobiografica, nei dodici mesi che lo separano dal suo meditato suicidio, con tutti i salti temporali, necessari alla memoria per ripercorrere un’intera esistenza. Così ieri e oggi si sovrappongono con la stessa efficacia enunciata da Bergson nel suo concetto di durèe. Poiché la vita di ciascun individuo non è avulsa dal mondo che lo circonda, Aramburu riesce a inserire nel contesto lucide considerazioni sulla situazione politica della Spagna contemporanea, sullo stato dell’insegnamento nelle scuole, sull’evidente problema dei cambiamenti climatici, sulle problematiche interfamiliari, con particolare riferimento ai rapporti genitori figli. La difficile relazione tra esseri umani, il valore dell’amicizia, il piacere e la delusione che possono scaturire dall’amore e dal sesso sono parte importante della narrazione, come importante è il rilievo che Aramburu attribuisce al rapporto con l’animale domestico per eccellenza, il cane, al quale è concesso che si ponga fine alla sua vita senza dolore, con l’eutanasia, mentre all’uomo spetta spesso una morte dolorosa. Tutto ciò fa parte de “L’inconveniente di essere nati”. (Cioran).
Un romanzo che affronta temi filosofici con tale leggerezza e tale ironia, che ne compensano l’eccessiva lunghezza.
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