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Una gabbia dorata
Quando nasci in una gabbia dorata e non ha mai visto altro, la tua vita scorre e anche se a volte alcune domande ti si formano nella testa, vengono subito scacciate perché sei abituato a quelle sbarre e te le fai andare bene. Può succedere però che un giorno, quasi con noncuranza quella gabbia venga aperta e crei un piccolo spiraglio e se prima non avevi mai sentito il bisogno di “stiracchiarti” un po', adesso vedi che tutti quelli intorno a te non hanno sbarre. La loro vita non sarà piena d'oro ma sono altre le cose che inizi a notare. Pensi a tutti quegli anni in quelle sbarre e ti chiedi se la tua vita potrà tornare quella di prima, se riuscirai ancora a sopportare quel freddo metallo anche se dorato.
“L'ibisco Viola” di Chimamanda Ngozi Adiche è un libro potente, ambientato in Nigeria.
“Certe persone, ha scritto una volta, pensano che noi non possiamo autogovernarci perché le rare volte che ci abbiamo provato abbiamo fallito, come se tutti quelli che oggi si autogovernano ci fossero riusciti la prima volta. È come dire a un bambino gattoni che cerca di alzarsi per camminare, ma poi ricade sul sedere, di restare fermo dov'è. Come se gli adulti che camminano accanto a lui non avessero tutti gattonato, una volta”.
La storia viene raccontata dalla giovane Kambili, una ragazzina di quindici anni nata in una famiglia ricca. In casa con lei vivono anche il fratello maggiore Jaja, la madre e Papà.
Papà è un uomo stimato ed amato dalla comunità, ma le sue regole sono dure da seguire per i componenti della sua famiglia.
“La sorella di Papà, zia Ifeoma, una volta aveva detto che Papà era un vero prodotto del colonialismo. Lo aveva detto con tono dolce, indulgente, come se non fosse colpa sua, come si parla di qualcuno che urla delle sciocchezze perché ha un forte attacco di malaria”.
Con le giuste parole l'autrice narra le vicende di Kambili e di come la sua vita verrà sconvolta da un incontro. Una Kambili che cresce all'interno del libro soprattutto quando si rende conto che la sua vita non potrà più essere quella di prima.
“Conoscevo bene la paura, eppure ogni volta che la provavo non era mai uguale alle altre, come se arrivasse sempre con un sapore e un colore diverso”.
Un romanzo intenso, difficile da dimenticare, che quando arrivi all'ultima parola non ti abbandona ma resta con te. Una storia forte, dura da digerire e che fa riflettere.
L'autrice racconta la storia del suo paese, la sua cultura e le sue contraddizioni. Crea un personaggio come Zia Ifeoma che incarna il vero spirito africano.
Chimamanda Adichie mi aveva già conquistato con il saggio “Dovremmo essere tutti femministi”, con questo romanzo, che tra l'altro è stato il suo esordio, diventa una delle mie autrici preferite.
Lo consiglio a tutti, va letto.
Buona lettura!!!
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Commenti
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Percepisco il tuo entusiasmo per questo libro. Un libro che m'incuriosisce. Ma tu dici che la storia narrata è "dura da digerire" ; questo mi lascia perplesso sulla possibile lettura.
Fede
Federica
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